Cattaro
"Una buona strada (5 km.) conduce da Perzagno a Cattaro (3300 ab. — modesti alberghi alla Città di Graz e alla Città di Trieste — caffè Doimi, ecc.). Gabinetto di lettura serbo — casino militare — gruppo della Lega nazionale italiana. — La cittadinanza parla il serbo, ma anche comunemente l'italiano e il dialetto veneziano. La piccola città è come sepolta in fondo a una buca dove il mare sembra sparire fra le altissime propaggini del monte Sella e del Vermac, irte di fortificazioni; si vedono inalzarsi a scaglioni le muraglie della città, del forte veneziano di S. Giovanni, e con innumerevoli zig-zag la strada che conduce al Montenegro: malgrado la ripidità, questa strada è sempre la più conveniente fra il Montenegro e la costa; quindi Cattaro è il vero porto del Montenegro, e infatti vi risiede un'agenzia consolare montenegrina, che è l'ufficio locale più importante. […].
Venezia volle ed ebbe le Bocche solo per la sicurezza dell'Adriatico; lasciò quindi alle poopolazioni del territorio di Cattaro una sufficiente indipendenza, sempre più effettiva quanto più su e più dentro nella montagna; si accontentava del concorso volontario di quelle genti bellicose in caso di guerra coi Turchi, e di trarne il marmo rosso di Cattaro per i suoi palazzi. Rappresentante del governo veneto era a Cattaro, come nelle altre città dalmatiche, un patrizio inviato col titolo di conte. — Durante i secoli XVI e XVII le comunicazioni postali fra Venezia e Costantinopoli passavano per Cattaro, di dove venivano inoltrate mediante i Montenegrini. Di memorie romane resta un'iscrizione sepolcrale della giovinetta Clodia e di un suo maestro. Inoltre la Cattedrale, o è la trasformazione di un antico tempio romano o almeno vi furono adoperate colonne romane; venne costruita sul principio del IX secolo per opera di due coniugi che comprarono da mercanti veneziani il corpo del martire San Trifone; il quale diventò protettore di Cattaro e il santo popolare della Dalmazia, come si può vedere a Venezia in S. Giorgio degli Schiavoni dalle pitture del Carpaccio; il suo giorno è festeggiato a Cattaro colla marinerizza, solennità quasi coreografica di cui il nome rivela l'origine veneziana. […]. La chiesa ortodossa, di semplicissima e rude architettura romanica, è conforme al più antico tipo bizantino in Dalmazia; ha la cupola nel mezzo dell'unica navata e una piccola abside con finestra bifora ad arco tondo.
La città è serrata in angusto spazio; alcune delle viuzze si inerpicano sul dorso del monte a scalinate come quelle di Ragusa; […]. Di fuori si tiene il mercato, il bazar dei Montenegrini, che provvedono la città di generi alimentari freschi e vi si provvedono sopra tutto di grano: cioè alcune baracche e una casetta, dove quei montanari erano obbligati a deporre le armi quando si permetteva loro di passare con esse il confine. Per la riverberazione delle sassose montagne il clima di Cattaro in giugno, luglio e agosto è torrido; la vegetazione si riduce a qualche cipresso, più un arancio dentro una caverna sopra l'enorme rupe che sovrasta al forte S. Giovanni e che precipiterebbe a schiacciare, l'abitato se non fosse trattenuta da ramponi. Alla lunga il soggiorno è penoso: gli impiegati e i militari austriaci (cui toccano i duri distaccamenti nel Crivoscie e lungo la frontiera montenegrina) lo considerano come un esilio" (pp. 286-289).
"Avvertenza importante. Cattaro è il punto di partenza e di ritorno più conveniente per chi vuol visitare il Montenegro e Scutari d'Albania. È vero che il Montenegro possiede sull'Adriatico il porto d'Antivari: ma le comunicazioni di questo coll'interno del principato, a traverso il monte Rumja e il lago, sono ancora malagevoli, e molto più lunghe che da Cattaro. Inoltre ad Antivari i vapori non toccano regolarmente che una volta alla settimana" (p. 291).
“Da Cattaro a Cettinje, capitale del Montenegro (45 km.), servizio quotidiano postale in 6 ore per 2 fiorini: vettura privata a 2 cavalli 10 fior. Chi intende fare ulteriori escursioni nel Principato, vi troverà fra i maggiori centri un sufficiente ed esatto servizio postale, oltre le vetture di cui può essere fornito a Cettinje: fuori delle strade postali, tutte create in questi ultimi 20 anni, per un cavallo e una guida si può calcolare 5 fiorini al giorno. Conviene partire da Cattaro all’alba e tener presente che in Montenegro si trova una temperatura di parecchi gradi inferiore alle Bocche. La strada che si erge a serpentina è detta la scala e conta una settantina di branche: ci si impiega 3 ore e mezzo: lo spettacolo sulle fortificazioni (forti S. Giovanni, Vermac, Trinità, ecc.) su Cattaro e un po’ alla volta su tutto l’insieme delle Bocche, è veramente grandioso, quasi vertiginoso. Le scorciatoie sono praticabili solo alle capre, ai montenegrini, e agli alpinisti: meno malagevole è la strada per le cavalcature aperta nel 1844. Il forte Goradza domina la strada presso il confine” (pp. 296-297).