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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Gravosa

"Uno dei porti naturali più vasti, più sicuri e più belli del Mediterraneo è quello di Gravosa: ha due bocche formate dallo scoglio Daza fra la punta Leandra e la punta Lapad: 1600 metri entro terra si biforca in due corni: la val d'Ombla semifluviatile che si interna altri 4 chilometri verso levante; il bacino marittimo di Gravosa per 1600 metri soltanto, ma più profondo e allargato dopo l'ingresso, riparatissimo dai venti e dal mare grosso di scirocco, soprattutto mediante il solido penisolotto di Lapad, di cui le alture abbellite da pini si elevano fra i 100 e i 200 metri (forte Babinkuk); la lunga stazione delle squadre europee nelle acque di Gravosa per assicurare l'esecuzione del trattato di Berlino dimostrò l'eccellenza di quella località marittima. Gravosa del resto, non è che una frazione di Ragusa: quindi vi si dirigono di preferenza anche le navi mercantili a destinazione di Ragusa, che ha il suo porto proprio incomparabilmente meno formato e meno sicuro, bôra e scirocco frequenti, libeccio terribile; la libecciata del febbraio 1879 cacciò le ondate dentro le troniere degli alti baluardi, distrusse la scogliera artificiale e sconvolse il molo.

Gravosa non conta che 850 abitanti in una serie di ville e di giardini lungo la costa (hôtel Pelka, albergo Paulovic, trattorie diverse). Un largo viale ombreggiato da acacie conduce in mezz'ora (vetture 50 a 70 soldi) per Borgo Pille alla città di Ragusa; è fiancheggiato da eleganti e frequenti case di campagna dove crescono giganteschi i cactus, l'agave e di bella statura anche i palmizi in mezzo a una flora veramente italiana; il punto culminante merita il nome di Bella vista" (pp. 271-272).