Delta della Narenta
"Al sud di Lesina il mare si ingolfa tra la lunga penisola di Sabbioncello e la costa dove fanno delta le foci del fiume Narenta, che nasce nei monti fra la Bosnia e l'Erzegovina, attraversa tutta questa con un corso assai capriccioso, ricco di acque entra in Dalmazia fra la collina di Gabella e la terra di Metkovic: poi a Fort'Opus si divide in più rami, regolati ultimamente, con dispendio per oltre 12 milioni di franchi, in modo da risanare buon tratto delle paludi che esso formava e rendere sicura ed agevole la navigazione, diminuendo le tremende zanzare e le febbri del luogo esecrato da Dio, il famoso morbo narentano, contro il quale sarà sempre prudente usare il tabacco, il chinino, il vino generoso e astenersi dal pesce che non sia di mare. […].
I due rami principali del delta sono la Narenta grande e la piccola: i vapori anche grossi, entrati per il porto Toler, percorrono senza difficoltà la Narenta grande: sulla sponda destra il colle fortifìcato di Gradina; quindi sulla sinistra il torrione, dove risiedevano i Nonkovic sopraintendenti della Narenta per Venezia, presenta la massiccia forma militare del secolo XVI con un bel corredo di cortine: in esso le leggende locali collocavano il Re Narone dalle orecchie di majale. — Per la pesca e per la caccia (di cefali, anguille ed uccelli palustri) abbondantissime nel dalta, servono quelle piccole piroghe con remo a due palette, dette zopoli, così leggiere da potersi trasportare a spalla. Al biforco delle due Narente sta l'antico veneziano Fort'Opus, attualmente spedale, spesso anticamente ridotto a ricovero di una guarnigione febbricitante in massa, tanto che il governo veneto fu più volte incerto di distruggerlo" (p. 259).
"La ferrovia, costruita in gran parte da lavoratori italiani, segue il corso della Narenta fino a Konjtza più fedelmente che la strada postale. La stazione di Gabela è al punto di confine tra la Dalmazia e l'Erzegovina" (p. 262).
"Dalla foce della Narenta la via più breve per Ragusa è quella servita dai piccoli vapori che passano dinanzi al porto naturale di Klek, pochi chilometri di costa (col villaggio di Neum, rinomato per il tabacco che vi si coltiva di contrabbando) ceduti volentieri ai Turchi dai Ragusei, che desideravano prudentemente evitare il contatto territoriale coi Veneziani in Dalmazia, e di cui la Turchia rimase in possesso fino al 1878" (p. 266).