Lesina
"Verso ponente l'alto mare è sbarrato dalla lunghissima (68 km.) isola di Lesina (la Pharia degli antichi e allora centro dei pirati illirici) occupata definitivamente dai Veneziani nel 1424: il monte S. Niccolò culminante ha 633 metri — oliveti, vigne — quattro porti principali: Gelsa (1700 ab. — locande) nelle vicinanze rovine di un edifizio ciclopico. A poca distanza Verbosca (1200 ab. — locande): la chiesa fortificata vanta una Natività di Paolo Veronese; la parrocchiale un S. Lorenzo tizianesco e una Madonna del Bassano. Cittavecchia, vasto e ottimo porto (3400 ab. — locande): chiesa del XIV secolo: campanile di tipo veneziano.
Lesina (2000 ab. — locande): difesa dalla bôra per le montagne dell'isola, da scirocco per il gruppo delle isole Spalmadori, gode meritata riputazione di clima favoritissimo: il cipresso, l'agave, il carrubo, il palmizio vi prosperano magnificamente. Qualora le comunicazioni marittime dirette fra l'Italia e la Dalmazia fossero stabilite in modo opportuno, Lesina sarebbe indicatissimo soggiorno invernale per le regioni adriatiche del Regno, incomparabilmente preferibile ad Abazia. — A mezzogiorno di Lesina la bôra perde molto della sua violenza; l'isola produce fichi squisiti e crisantemo in abbondanza: distinto vino il tartaro crudo. La dominazione veneziana vi è superbamente rappresentata da parecchi edifizi. Sulla piazza grande la Cattedrale, l'Arsenale e la Loggia col palazzo del Conte veneto. La cattedrale di S. Marco col leggiadro campanile è di stile lombardesco: è ricca di altari marmorei: l'altar maggiore ha il S. Stefano, tela di Giacomo Palma: nel tesoro un bel pastorale del secolo XVI. La facciata marittima dell'arsenale ha un arco grandioso: il cortile è pure ad arcate. La loggia a colonne e guglie è opera del Sammicheli: […]. Presso la loggia è il palazzo Gazzari di stile ogivale, adorno di colonnati e di bassorilievi. Molte altre case presentano le bifore e trifore dello stile acuto veneziano — e un'altra torre merlata è conservata presso il porto. […]. Nel 1784 il vescovo Stratico vi trovò un nucleo di coltura e di civiltà veneziana, e lo sviluppò in modo che ancor ne dura" (pp. 254-256).