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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Spalato

"La ferrovia è più vicina al mare che la strada postale: passa alla radice d'una penisoletta in cima alla quale il villaggio della piccola Venezia (Vranjie) sembra sorgere dalle onde — dentro terra passa in vista dell'acquedotto che serviva al Palazzo di Diocleziano, ristaurato per la moderna Spalato per iniziativa dell'insigne cittadino Bajamonti. Spalato è la città più popolata e più trafficante della Dalmazia, come centro di esportazione dei vini regionali da taglio, ed ha prospettiva di maggiore espansione qualora fosse sviluppata la meschina rete delle ferrovie dalmate congiungendola colle danubiane. Industrie limitatissime, oreficeria in filigrana di stile locale.

Fa 15,700 abitanti, dei quali 2000 soltanto (secondo le statistiche ufficiali) sarebbero italiani. Abbiamo già accennato ai motivi di qualche riserbo in materia statistico-elettorale; in ogni modo, mentre i sobborghi portano un grosso contingente di agricoltori alla maggioranza croata, la borghesia colta, civile e facoltosa è quasi esclusivamente italiana, ha tradizioni e abitudini strettamente veneziane: il Gabinetto di lettura, la Società dei bersaglieri, la Società operaia, la Società filarmonica, la Società ginnastica, il Club nautico Adria, il gruppo della Lega nazionale — tutte istituzioni italiane — tengono testa al Gabinetto di lettura (citaonica), alla Socetà filarmonica Zvonimir e al Sokol ginnastico dei Croati. Viene eretta e mantenuta a spese private la Scuola italiana denegata dall'intransigenza dei Croati.
Viceconsolato italiano.
Alberghi: De la VilleTroccoli (omnibus alla stazione e agli scali).
Trattorie: Zokich.
Caffè: Troccolial Portoalla Marina Mauro.
Teatro al bastione, nell'interno molto signorilmente decorato.
Posta, telegrafo e telefono in piazza Marmont.
Vetture pubbliche e servi di piazza a tariffa: parecchi noleggiatori.
Bagni di mare — Polo sul Mandracchio, di spiaggia alla Botticella — minerali Cattani.
Fotografie di monumenti e di costumi: da Bonavia in palazzo Bajamonti e da Goldstein in via Magnacca.
Istituti bancari: Banca commerciale spalatina. Filiale della Banca austro-ungarica.

Negli ultimi anni si è assai sviluppato il commercio di esportazione dei vini e nel territorio la viticultura. Il progresso edilizio civile ed economico della città fu grandemente favorito dalle iniziative di Antonio Bajamonti, di cui la memoria è venerata affettuosamente dagli Spalatini. Il territorio spalatino produce la massa più considerevole delle ciliegie amarasche da cui si trae il maraschino di Zara, e ortaglie in quantità. Il mercato è specialmente affollato il lunedì e giovedì mattina: interessante per il vestiario dei sobborghigiani e dei contadini: colori vivaci (azzurro, rosso e nero) grosse oreficerie, filigrane, bottoni d'oro e d'argento, catenelle, medaglie: vi si distinguono per eleganza le donne delle Castella in confronto alle morlacche.

Non vasta, la città dalla parte di mare si presenta assai bene col magnifico campanile sorgente dall'interno del colossale quadrato in cui tosto si ravvisa una serie di vetuste colonne: è il celebre Palazzo di Diocleziano che, se non diede il nome (giacchè la località era già prima designata Aspalathos, frazione greca di Salona) fu la vera culla della città nel senso più stretto: è uno dei più meravigliosi monumenti dell'Impero romano e merita studio diligente, giacchè esso, come le celebri terme Diocleziane di Roma, costituisce l'ultimo grande sfogo della creazione edilizia romana, ed è assai meglio visibile nelle sue parti essenziali; esso inizia il passaggio al nuovo tipo romanico, prevalente in Dalmazia come in tutto il resto del mondo latino dal V al XIII secolo malgrado le invasioni e l'insediamento dei barbari. […]. Quali nomi avessero in origine le quattro porte non consta: con moderno capriccio furono battezzate al settentrione aurea (nel medio evo di Roma) a levante d'argento (nel medio evo nuova) a ponente ferrea, a mezzogiorno di bronzo. […]. Conviene entrare nel recinto del palazzo da nord per la così detta porta aurea, che offre tutto ciò che può sedurre il pennello d'un pittore ed è conservata in modo da rivelare tutto lo splendore architettonico voluto da Diocleziano: […]. La sovrapposizione e compenetrazione della città medioevale e moderna rende arduo anche all'occhio esercitato il riconoscere la pianta dell'antico palazzo: l'occupazione per parte de' privati rende assai difficili le esplorazioni, facilitò e facilita ancora la dispersione degli avanzi imperiali. La trasformazione fu iniziata verso la metà del secolo VII: per l'appunto nel 649 la sede arcivescovile salonitana fu trasferita a Spalato con titolo metropolitano per la Dalmazia e durò fino al 1828, allora ridotta a vescovile. […].

La cittadinanza, che nel secolo XV, a giudicare dai cognomi, era quasi affatto slava — che alla metà del XVI non aveva ancora famigliari la lingua e le usanze italiane — in seguito si trasformò per modo che, malgrado il lavoro ardente del partito croato dopo il 1866, non è ora ben chiaro che al carattere ufficiale della municipalità croata corrisponda una vera e propria città croata. — L'organismo municipale rimonta a uno statuto del 1312: fu, almeno formalmente, rispettato dal regime veneto ed ha ancora per suo primo magistrato il podestà: così la storia e la tradizione civica appartengono al ciclo del diritto comunale italiano e non corrispondono per nulla alla caratteristica zadruga slavonico croata" (pp. 227-232).

"Già fin dal 1883 il campanile di Spalato è tutto incastellato in un'armatura di legname che è costata 45 mila fiorini e che rimarrà in opera ancora parecchio tempo, perchè si tratta di compiere il radicale restauro del monumento. Quindi per ora e per un pezzo chi visita Spalato dovrà ingegnarsi coll'aiuto delle fotografie precedenti al lavoro, per avere un'idea della meravigliosa torre che fu aggiunta al mausoleo di Diocleziano trasformato in cattedrale" (p. 238).

"Alle visite negli scavi di Salona e nel Palazzo Diocleziano servono di necessario complemento le antichità raccolte nel Museo, ossia nei diversi locali di deposito provvisorio in attesa che il Museo venga edificato. Prima sezione (fuori e presso la Porta argentea del Palazzo Diocleziano)" (p. 241).
"Una seconda sezione del Museo è presso il Ginnasio (casa Dimitrovic): o piuttosto un magazzino dove sono in deposito molti frammenti di scolture e iscrizioni. […]. Sezione terza (casa Brainovic); anche questa è un magazzino di deposito: […]. Altre antichità si trovano deposte in altri locali provvisorii di Spalato: e in genere lo studioso farà bene rivolgendosi per informazioni alle autorità competenti.

Dopo i monumenti e le antichità di Roma, a grande distanza di tempi e di proporzioni, vi ha pure un'insigne memoria del dominio di Venezia. Sulla piazza dei Signori il Palazzo pubblico fu eretto nel 1433 per residenza del governatore veneto, che aveva titolo di conte di Spalato: […]. Il palazzo serve ora al Consiglio municipale: vi si conserva il libro d'oro dei privilegi civici e il manoscritto del liber capitularium, ossia dello statuto locale, compilato nel 1239 dal rettore (podestà) Gargano degli Assigni di Ancona. […].

L'ampia e alberata riva del mare, dove si affacciano decorosi casamenti moderni, si allarga sempre più verso ponente nella piazza Marmont, decorata dalla moderna fontana monumentale con belle architetture e con buone figure di tritoni, nereidi, sirene, cavalli marini, delfini, genî allegorici; il tutto sormontato dall' Amor Patrio che accenna all'Oriente come al campo migliore per l'attività della Dalmazia: è un'opera che fa onore alla geniale iniziativa dell'insigne cittadino Bajamonti che l'ideò, al padovano Ceccon che diede i disegni e alla ditta milanese Dall'Ara che li eseguì. Il Bajamonti eresse del pari il prossimo palazzo e le annesse procuratie alla veneziana, cui manca uno dei tre lati che portava il progetto.

All'arte musicale moderna Spalato diede nel 1820 Francesco Suppé, di famiglia veneta: egli diventò celebre meritamente per aver saputo nobilitare colla genialità della melodia italiana l'arte francese delle operette" (pp. 245-249).

"Fra Spalato e Ragusa le linee di vapori del Lloyd, delle compagnie RismondoTopic Ungaro-Croata, seguono svariati itinerari in modo da prestarsi al viaggiatore che vuol toccare qualunque punto delle coste in terraferma e delle isole" (pp. 252-253).