Salona
"Staz. Salona all'estremità più interna del golfo, allo sbocco del Giadro; ammirabilmente difesa dai venti di tramontana, di greco-levante, meno l'angusto passo sotto la montagna di Clissa, è ora nient'altro che un'appendice villereccia e archeologica di Spalato: ma viceversa questa è storicamente una derivazione di quella: quindi è bene visitare Salona in precedenza. (La distanza in ferrovia da Spalato ¼ d'ora: in vettura 2 fior. per 2 cavalli, 1.50 per 1 cavallo)" (p. 221).
"Infestata da ripetute invasioni barbariche, Salona fu conquistata nella prima metà del secolo VII dagli slavi Croati: da allora la sua rapida e inevitabile decadenza, poi l'abbandono e la devastazione per secoli: le necessità della guerra coi Turchi che vi si erano trincerati indussero nel 1647 il provveditore veneto Foscolo a procurare la demolizione di ciò che ancora rimaneva in piedi: quelle rovine diventarono cave di pietre e di marmi per Spalato, per Traù, per Venezia fino alla fine del secolo XVIII. Nel tempo stesso eruditi veneti cominciarono a studiare quei ruderi: ma solo nel 1821 furono iniziati gli scavi archeologici, diretti successivamente dal Lanza e dal Carrara: verso il 1850 gli avanzi della città romana erano nella massima parte esumati.
Salona non è paragonabile a Pompei, che venne dissepolta quasi integra, cioè meno i tetti bruciati o crollati; i suoi ruderi in gran parte sono ridotti allo stato di tracce, ma come complesso di rovine è forse il più ragguardevole della decadenza romana e dei primi tempi cristiani. (NB. Per le antichità di Solona e di Spalato è fonte di indicazioni assai diligente e completa la omonima Guida pubblicata anche in italiano per il primo congresso degli archeologi cristiani (Zara, Artale 1894): ma conviene farne uso coll'avvertenza che gli autori, croati, non soltanto con denominazioni topografiche tendono a diminuire l'impronta latina ed italiana dei luoghi). Nell'uscire dalla stazione si ha di faccia il murazzo che regge la grande strada antica e attuale: prendendo per questa a sinistra si trova subito un piccolo sepolcreto di sarcofaghi pagani: il murazzo continua interrotto per circa 3 km. fino quasi a Suciuraz: al 1° chilometro sulla destra, oltre la ferrovia, la cappella moderna di S. Cajo ha per altare un sarcofago colle Fatiche d'Ercole" (p. 223).
"Alla porta Andeteria le mura scompaiono; servono di sostruzione all'odierna strada postale: questa passa presso le rovine di un castello con quattro torri agli angoli eretto nel 1349 dall'arcivescovo Malabranca; poi attraversa il villaggio di Salona (1350 abitanti) di cui parecchie case sono murate e incrostate di scolture e iscrizioni antiche. Presso il ponte sul Giadro la strada si biforca: oltrepassa il ponte verso Spalato: e verso Traù riconduce alla stazione di Salona lungo un terreno paludoso che è l'antico porto interrato, rasenta i ruderi di una casa privata dove è scoperto il bagno marmoreo, taglia gli informi avanzi del teatro.
Ancora sono molto frequentate nella campagna di Salona due grandi fiere annuali, a Pentecoste e per la Madonna piccola di settembre; occasioni opportune per studiare i costumi e le usanze e le foggie originali delle popolazioni rustiche dalmate, erzegovesi e bosniache — (vedi La Nuova Austria, Firenze, Barbèra)" (pp. 226-227).