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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Traù

"Uscito da Sebenico, oltrepassata l'isola Zlarin, il vapore prende il largo e talora tocca Rogosnizza, ottimo porto di riparo del quale seppero valersi gli Uscocchi nella guerra coi Veneziani: quindi gira la punta di Planca, s'interna nel canale detto dalle due isole piccola e grande Zirona e penetra nel vastissimo porto Saldona, in fondo al quale è Traù (3500 ab. — alberghi: Buon PastoreCervo) costruita sopra un'isoletta fra il porto suddetto e il golfo di Spalato, fra la terraferma e l'isola Bua, congiunta a questa mediante un ponte girevole, a quella con un ponte fisso di legno. Si presenta assai graziosamente con sei campanili veneziani, fra i quali preminente quello del Duomo: nell'interno l'angustia dello spazio (dove un tempo si annidavano 32 chiese fra grandi e piccole) è compensata per il forestiero dal carattere antico quasi affatto genuinamente conservato nelle sue viuzze tortuose e nei suoi fabbricati: pezzi romanici e veneti (finestre, balconi, stipiti, balaustrate, ornati diversi) si vedono all'esterno o si possono trovare nell'interno di molte case, fra cui particolarmente notevole quella dei Cippico, col cortile a logge e una squisita vera di pozzo. Coriolano Cippico (sec. XV) guidò galere venete contro i Turchi, e ne dettò in latino la storia" (p. 217).

"Il campanile (1421-1599) è pure nello stile acuto veneziano con fenestrazioni a bifore ed elegantissimi trafori: secondo il primitivo disegno, un'altra torre doveva completare la facciata. E veneziani sono altri due nobilissimi edifizi sulla piazza del Duomo: annessa alla torre dell'orologio la loggia, in cui furono adoperati capitelli anche romani e bizantini; alla parete sopra il banco dei magistrati, in uno stupendo quadro pure scolpito in pietra, campeggia il leone veneto fra le statuette dei santi Lorenzo martire e Giovanni degli Orsini su mensole elegantissime a foglie d'acanto; in alto la Giustizia romanamente togata fra due mezze figure di angioli: ai lati due candelabri di massiccio ornato; in basso due stemmi e un'epigrafe: la data 1513. — Da altra iscrizione resulta del 1607 un ristauro, ossia l'infelice incastro di due stemmi circonvoluti da ornamento che volgono al barocco.

Il palazzo pubblico, restaurato, ha il leone sull'architrave della porta e la fenestrazione ad arco tondo lombardesco. Un terzo leone di S. Marco è sulla porta della città, verso terraferma, ombreggiato da un cipresso nato dalla fessura dell'architrave e rimasto nano benchè centenanario; lo chiamano il cipresso di S. Giovanni, per esservi lì la statua del santo. Un quarto su ciò che avanza del castello del Camerlengo sul mare verso sud-ovest: da quel lato vi è pure una torre ottagona, e un torrione tondo del Sammicheli. Del resto le mura veneziane di cinta e i torrioni che le fortificavano sono diroccate. Un quinto piccolo simulacro del leone di S. Marco col libro chiuso in modo che non si legga la parola Pax, come usavano porlo i Veneziani in occasione di guerra" (p. 219).