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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Zara

“Oltrepassato, venendo dal nord, il faro di Puntanica, eccoci alla rada in cui sporge coi bastioni trasformati in pubblici giardini, la ducale città di Zara: i vapori approdano alla vecchia Riva. Alberghi: Grand Hôtelal Vapore: trattorie agli alberghi e alla Posta — birreria Pilsen — caffè: CentraleCosmacendi — Teatro elegante per opere e commedie — Veloce Club — Gabinetti di lettura italiano, croato e serbo — Viceconsolato d'Italia — due seminari cattolici e uno greco — Bagni caldi alla Riva nuova — Bagni di mare: galleggiante nel porto e stabilimento a Puntanica (20 minuti dalla città). La città avendo un'estensione assai limitata, non vi è servizio di vetture pubbliche. Noleggi per i dintorni da Mastrovich: a due cavalli per una giornata 5 fiorini, per mezza giornata 3 fiorini.

La capitale della Dalmazia ha 12,800 abitanti quasi esclusivamente italiani, più un contingente di impiegati governativi. È sede della Dieta e del luogotenente della Dalmazia, e di molta conseguente burocrazia giudiziaria, amministrativa e militare. Vi si vedono contadini slavi e soprattutto contadine nella varietà dei loro vestiti morlacchi, ma solo per il mercato quotidiano. La loro speciale rusticità fa vivo contrasto colla rinomata bellezza ed eleganza delle signore e delle borghesi zaratine.

L'edilità pubblica vi è curata fino a signorile lindura: resta però da provvedere alla penuria d'acqua, poiché dell'antico acquedotto romano rimangono appena le tracce nella campagna, e le cisterne veneziane sono insufficienti al bisogno estivo. La sola industria ragguardevole è quella del famoso maraschino, rosolio che si trae dalla ciliegia amarasca: le fabbriche più importanti sono quelle del Drioli (fondata nel 1768), del Luxardo (1821), del Calligarich, ecc. Se ne esporta annualmente 300 mila bottiglie. Come specialità del paese è anche notevole la fabbrica di polvere di crisantemo insetticida. (Di recente fu pubblicata dal prof. Sabalich una minuziosa Guida archeologica di Zara). […].

Parecchie antichità romane trovate in città e nei dintorni, dove sorgevano un tempo numerose le ville, insieme ad altre dei secoli VIII al XIV e a molte memorie dell'epoca veneziana, si conservano al Museo, il quale per sè stesso è in gran parte monumento romano. L'edifizio è formato da due chiese rotonde, a tre absidi e a gallerie; […]. Nel 1798 la chiesa fu profanata a magazzino militare: nel 1877 ridotta ad uso di Museo. Tra le antichità romane ivi raccolte sono notevoli: un'ara di Bacco — un'iscrizione ad Augusto — una a Marco Aurelio — una del culto liburnico alla dea Latra, la vera divinità di quei paraggi e nascondigli da pirati — quella a Rufo legionario della Fulminata — più la raccolta delle lucerne di terracotta, ambre, specchi, metalli, vetri, bronzi, orificerie, monete. Abbondano a Zara gli avanzi dell'epoca veneta: […], le fortificazioni con muraglie e grossi bastioni, che, al pari delle due porte principali, Marina e Terraferma, sono segnati col leone di S. Marco: anzi questa insegna di Venezia, nelle diverse forme (in moto, in gazzetta, in moleca, ecc.) che ebbe successivamente, è così spesso ripetuta negli edifici militari e civili di Zara, che per brevità omettiamo di registrarla luogo per luogo: e così per le numerose iscrizioni, stemmi, busti e altre sculture commemorative veneziane. Noteremo solo per lo speciale significato sull'Arsenale del castello il leone figurato fra un torrione e le onde, per simboleggiare il dominio veneto di terra e di mare (seconda metà del secolo XV). […]. Zara dal 1409 al 1797 fu continuamente veneziana: il tipo delle genti cittadine è veneziano: il dialetto zaratino è una variante del veneziano: per patto del 1204 gli arcivescovi dovevano essere veneti. […]. Il 7 luglio 1797 furono solennemente sepolte sotto l'altar maggiore del Duomo le bandiere della spenta Repubblica veneta" (pp. 191-196).

"Il palazzo generalizio, sede attuale del Luogotenente della Dalmazia, già dei Conti e dei Provveditori veneti: fra i diversi leoni che lo suggellano veneto, il più maestoso è verso settentrione. Ivi l'archivio contiene anche i documenti veneti a datare dal 1409, importanti per le guerre col Turco; gli atti dei conti, dei provveditori, dei dragomanni, dei consultori, dei capitani. La biblioteca data appena dal 1895. — Nel gran cortile, magnifico il pozzo. L'attiguo vasto isolato ora serve di caserma: era il convento e chiesa dei Domenicani, dedicata nel 1280 a S. Marco e proprietà della Repubblica veneta: nel fabbricato e nei cortili si vedono i resti dell'antica appartenenza e destinazione. […].

Zara rimase nel suo aspetto di fortezza veneziana fino al 1868, nel quale anno venne dichiarata città aperta e si cominciò a demolire un tratto delle mura: si formò quindi il quartiere della Riva nuova lungo mare, dove una serie di fabbricati moderni (non meno di 4 palazzi vi appartengono ai conti Borelli) è interrotta graziosamente dal Giardino comunale, la passeggiata favorita nella stagione in cui si cerca il sole. Dal lato opposto la vecchia Riva è dominata dai bastioni ombreggiati; due baluardi sono diventati il Giardino Wagner e il Giardino Cosmacendi. Nell'interno della città il ritrovo è in Piazza dei Signori: ivi si affacciano la loggia, la Gran Guardia e il palazzo comunale. L'edifizio della loggia è un gioiello architettonico palladiano di ordine toscano: contiene la Biblioteca comunale Paravia, così detta dal nome dell'illustre insegnante di eloquenza italiana all'Università di Torino, che fece dono dei suoi libri alla patria. La biblioteca possiede parecchie belle mariegole veneziano-zaratine, una ricchissima collezione di storia veneta, una collezione di 105 opere di numismatica; in complesso 40 mila volumi. […]. Di faccia è la Gran guardia (1557) architettura del Sanmicheli, […], palazzina del Governatore delle armi, ora Comando di piazza; […]. Per chi ha poco tempo disponibile, le vie adiacenti alla piazza dei Signori sono le più caratteristiche in fatto di architettura privata veneziana. […].

Le varie istituzioni di carattere intellettuale e morale rispecchiano a Zara quel contrasto di stirpi e di confessioni religiose che è caratteristico della Dalmazia: città italiana esclusivamente, Zara è la capitale di un paese misto. Arcivescovo cattolico, col suo capitolo e tre chiese parrocchiali. Vescovo greco-orientale, col suo concistoro e una parrocchia — due seminari cattolici e uno greco. Scuola popolare italiana — idem croata — idem mista in lingua serba — idem militare tedesca. Notevole però che tutte le scuole private sono italiane, meno un ginnasio croato per cui si reclutano gli scolari in provincia; e così le istituzioni di beneficenza, meno una serba — e che le scuole medie governative sono pure esclusivamente italiane.

Italiani = il Casino nobile e l'Unione zaratina con gabinetto di lettura — la Lega nazionale — la Società cattolica — la Società corale — Società d'abbellimento — Società del bersaglio — Società filarmonica — Società filodrammatica — Società operaia — Società del Teatro Nuovo, eretto con notevole eleganza di decorazioni nel 1865, architettura e pittura di artisti italiani — Società zoofila — Veloce club.  
Croati = Citaonica o gabinetto di lettura — Sokol, società ginnastica.
Serbi = Gabinetto di lettura.

Giornali: Italiani = Il Dalmata, diretto da Gaetano Feoli, egregiamente redatto; L'Avvisatore dalmatoRassegna dalmataRivista illustrata.
Croati = Narodni List, diretto da don Bianchini; Poljodjelski Viestnik, agricolo; Katolika Dalmacija, ultra clericale.
Serbi = Srpski Glas.
Libreria internazionale della ditta Schönfeld — Collegio-convitto italiano Nicolò Tommaseo.

Zara contribuì alla coltura italiana principalmente coi due fratelli Stratico: Simone, matematico e senatore del Regno Italico — G. Domenico, domenicano, ingegno versatile, professore a Pisa e a Siena e a Firenze, poi vescovo di Cittanova, finalmente vescovo di Lesina. […].

NB. — Chi vuol essere più padrone del suo tempo viaggiando nell'interno della Dalmazia preferirà il cavallo, ma dovrà spesso adattarsi a privazioni di qualunque comodità nell'alloggio e nel cibo: cacio pecorino, pane stantio; per bevanda l'acquavite di susine; la polenta di mais, il prosciutto, l'agnello arrostito al palo sulla brace, la castradina affumicata, il vino, sono commestibili di lusso" (pp. 201-207).