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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Sign

"Sign, borgata di 2.000 abitanti circa, è capo luogo d'uno de' più grandi e popolati distretti del regno. Confinante colla Bosnia, ha un commercio attivo coi Turchi di essa, i quali esportano i piccoli ma briosi loro cavalli, noti in Italia sotto il nome di Dalmatini, bestiame, grani, cera, miele, catrame e diverse manifatture: in cambio provvedonsi di molti oggetti dei quali è privo il loro paese ove le arti e l'industria sono ancora bambine. Trieste è il centro di questo traffico, poiché ivi s'imbarcano le merci, le quali poscia da Spalato vengono avviate per terra a Sign. Due giorni la settimana ha luogo il mercato al confine turco. [...]. Codesto traffico vivo e continuo fece prosperare Sign, che è forse il più ricco e incivilito de' paesi montani, e che potrebbe divenire floridissimo, qualora l'agricoltura prendesse lo sviluppo di cui è suscettibile. Le acque del fiume Cettina senza arginature, straripando sovente, s'impaludano [...]; vi frappone poi ostacolo non lieve l'infingardaggine e la noncuranza dei Morlacchi, che formano il nucleo della popolazione in tutta questa parte montuosa della Dalmazia, la quale da loro prende il nome di Morlacchia (pp. 121-123). 

Eravamo al 15 d'aprile, e il 18 ha luogo ogni anno la giostra di Sign, unica festa nazionale che siasi conservata in Dalmazia. Io non voleva perdere un'occasione sì opportuna per vederla, e studiare i costumi dei Morlacchi nel paese loro. Il difficile era di giungervi in tempo, non già per la distanza che da Scardona a Sign è soltanto di due giornate; ma perchè il viaggiare nell'interno della Dalmazia presenta ostacoli locali, cui il forestiere non incontra nella maggior parte d'Europa. Non vetture, non alberghi, e l'imbarazzo non lieve di spiegarsi in mezzo a gente che parla soltanto l'illirico. Per ventura a tutto ciò supplisce la cortesia e l'ospitalità dei Dalmati. […]. La mattina seguente, all'istante della partenza, il morlacco chiamò in disparte il padrone [dell'abitazione in cui era ospitato], parlandogli con calore. Questi ridendo gli accennava di sì, poi volgendosi a me esclamò: "Sono pur curiosi costoro! Sapete di che mi prega? Di lasciargli pigliare un trombone per far onore al forestiero! Non che siavi bisogno d'armi, essendo perfettamente sicure le strade, ma come guida egli si crederebbe avvilito in faccia a quanti incontra per via se non fosse armato". [...]. Ho raccontato questo aneddoto per mostrare come la passione di avere e portar armi sia radicata e generale fra i Morlacchi, e spinta fino al fanatismo, quantunque da un mezzo secolo, dopo la caduta della Repubblica veneta, non sia più a loro affidata la custodia delle frontiere, e per la pace non interrotta coi Turchi, le armi non servano oramai che ad ornamento (pp. 87-88).

I Morlacchi per vanto di nazionalità desiderarono perpetuare la memoria della liberazione di Sign dall'assedio turco [15 agosto 1715] con una giostra annuale; e la Repubblica di Venezia con politica avvedutezza sancì il loro voto decretando al vincitore un premio di 500 lire dalmate. Durante la prima dominazione austriaca e la francese v'ebbero interruzioni e cangiamenti; ma nel 1818 l'imperatore Francesco I, venuto per la prima volta in Dalmazia, vide la giostra, e sì gli piacque, che fissò un premio annuale di 100 fiorini a carico dell'erario. Allora, mutato il giorno, invece del 15 agosto fu scelto quello onomastico del regnante. All'ingresso del borgo sorge la meta, che consiste in un cerchio di ferro con in mezzo un altro cerchio sostenuto da tre raggi, ed appeso ad una corda; il popolo si stipa fra gl'interstizi delle loggie e lungo tutto il viale, fiancheggiato da alberi [...]; a calmare l'impazienza della moltitudine all'estremità dello stadio s'avanza il corteo. I giostranti devono essere oriundi di Sign, o del suo territorio, avere un cavallo riccamente bardato, e vestire l'antico abito nazionale, con in testa il berrettone turco, rotondo, senz'ala, e sormontato da un pennacchio d'ajrone, o da un mazzo di fiori; la sciabola al fianco, la lancia in pugno. Ognuno di essi corre di gran carriera lo stadio, la lancia appuntata, e fisso l'occhio all'anello per imbroccarlo. [...]. La sera il vincitore dà una festa più o meno splendida, secondo la sua condizione, ma cui non basta al certo la metà dei 100 fiorini di premio; l'altra metà per consuetudine viene rilasciata, e serve ad accrescere gli addobbi e lo sfarzo delle venture giostre (pp. 143-146)".