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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Cascate di Kerka

"Trovarsi a Scardona, e non visitare la famosa cascata della Kerka, sarebbe imperdonabile, tanto più ch'è vicinissima. V'andai in barca, risalendo il fiume che sulla riva di Scardona somiglia ad un lago per l'ampiezza sua e la tranquillità. Più innanzi si ristringe in un canale placidissimo, ed è fiancheggiato da rupi e scogliere spoglie di ogni vegetazione; appena qua e là qualche cespuglio di ginepro interrompe d'un verde cupo il color rossiccio del terreno. Dopo mezz'ora s'incominciò a sentire un lontano rumore, che più e più ingrossando, divenne una specie di muggito giunti che fummo dinanzi alla gran cascata. Da un ammasso di rupi formanti una specie d'anfiteatro a nove piani, l'acqua dall'altezza di venticinque piedi circa, rifrangendosi tra le roccie, precipita nel mezzo come un torrente, mentre ai lati si spartisce in rigagnoli, in gorghi, in sprazzi, formando un gruppo di parziali cascatelle. Le biancheggianti spume, i verdi cespi di muschio che tappezzano qua e là i massi, l'ellera che vi s'attorciglia, gli alberi che al basso crescono rigogliosi per l'umidore del luogo, la nudità delle circostanti colline presentano una scena pittoresca e sublime. Ma se il poeta, l'artista, l'ammiratore della natura la contemplano con entusiasmo, il freddo economista, che più del bello calcola l'utile, si rammarica invece al vedere non utilizzata una forza perenne che potrebbe applicarsi con immenso vantaggio ad opificj e manifatture di prima necessità, mancanti in Dalmazia. Il solo uso cui serve l'acqua che si unisce a destra in rivoli, è di far girare alcuni mulini di grano e gualchiere, dove viene battuta la lana colla quale i Morlacchi fabbricano i loro grossolani cappotti. Più in alto della cascata, ed a poca distanza della Kerka, avvi in mezzo al fiume un'isoletta ove sorge il convento di Vissovaz, che appartiene ai frati del Redentore (pp. 85-86)".