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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Bocche di Cattaro

"Se le molte e varie vicende politiche hanno fatto deviare in gran parte la corrente antica de' commerci da questa regione, non ha però mutato la benignità del cielo meridionale, né ha inaridito le fonti che irrigano le pendici soleggiate e feconde di Dobrota, di Perasto e di Castelnuovo, ornate dalla fronda e dai fiori profumati dei Cesii, delle Clematidi, degli Arbuti, delle Rose e de' Granati. Su queste pendici, ora silvestri, gli antichi patrizi Cattarini avevano i loro giardini d'agrumi, e qui sul cadere dello scorso secolo ancora, il conte Trifone de Smecchia aveva introdotto la coltura di quegli enormi cedri, che adesso dagli israeliti della Polonia e della Russia, per scopi rituali, sono pagati a buoni prezzi sul mercato di Trieste, ove giungono dall'Albania turca o da Dulcigno. E che veramente, senza figure rettoriche, l'agricoltura fosse manifestamente in fiore alle Bocche di Cattaro, ancora sul cadere dello scorso secolo, ne fanno fede le belle esperienze scientifiche del conte Trifone de Smecchia, quelle pure del conte Giovanni Bujović, ed i loro scritti pubblicati negli anni 1792-93 nel Nuovo Giornale d'Italia pelle Scienze Naturali. [...]. Quello che le Bocche di Cattaro hanno ancora in parte conservato degli antichi prodotti del suolo sono i fichi, d'eccellente qualità, ma che non arrivano però a rendere i 30.000 zecchini annui, che rendevano sul cadere dello scorso secolo. Non v'ha poi traccia alcuna più di alcune antichissime industrie locali, come quella degli intagliatori d'armi, che fino a pochi decenni fa vivevano o vegetavano tuttavia, come spontanea manifestazione dell'inclinazione alle arti e del buon gusto di queste popolazioni; [...] fino a 70 anni fa si facevano questo genere di lavori.
Di tutto ciò si è perduto e la traccia e la memoria; se ne può parlare come di curiosità storica. Ma perciò lungo il canale da Dobrota a Perasto, da Mula a Perzagno ed a Stolivo, gli antichi palazzi, le chiese, sono scoperchiate, l'aria, i venti, le pioggie, battono quelle mura d'ogni parte, esse stanno senza schermo di tetto, muti ma severi testimoni di un'epoca passata, feconda di poesia, d'onore e di grandezza. [...] L'antica importanza militare del Canale non è però scaduta (pp. 91-94)".