IT | EN

Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Chistagne

"[…] comparvero alla mia vista le poche case biancheggianti della borgata di Kistanje. La carrozza attraversò il paesello, indi, rasentando la chiesa ortodossa, infilò un sentiero campestre, dirigendosi al convento ortodosso di Sant'Arcangelo. Mi riservavo poi di visitare la borgata e l'antica Burnum. []. L'archimandrita, monsignore Geroteo Kovacevich, una figura veneranda, affranto sventuratamente da acciacchi senili, mi accolse paternamente. []. — Che impressione vi produsse il nostro convento? — Mestissima. Come mai potete dimorarvi? Ci manca l'aria!... — Meno male per questo, ma è un paraggio malsano. Pure, vedete, io vivo qui, con l'aiuto di Dio, dal 1850, e il nostro padre Neofito dal 1836. Non c'è stato caso di poter prosciugare il vicino palude [sic]. Ma, come si fa ad abbandonar un convento ch'ebbe tanti fasti nelle nostre cronache ecclesiastiche, principalmente durante le guerre turchesche? È un convento antico, ristaurato l'ultima volta nel 1402. []. — Nei giorni di sagra, sapete, convengono qui fino a 400 fedeli; il convento è quasi una tradizione religiosa dei dintorni: conviene starci e tollerare la malaria... […]. Attigua alla chiesa, sorge una cappella graziosa, eretta a se stesso, nel 1876, dal vescovo di Zara, monsignor Knezevic, morto l'anno scorso. Nella cappella volle esser sepolto e giace in un superbo sarcofago marmoreo, ricoperto di splendide corone. […].

Sono poche case, lungo la strada maestra, fabbricate dopo il 1854. Prima di quell'anno, la borgata di Kistanje non esisteva. Non c'era che un solo edifizio, chiamato anche oggidì Kvartir, la di cui origine risale all'epoca veneta: sotto il dominio veneto, infatti, vi s'era acquartierato un presidio militare che doveva, tra le altre cose, scortare gli animali da macello di provenienza ottomana, destinati per il lazzaretto di Zara. Attualmente il territorio di Kistanje confina a nord con la Croazia militare, a sud con Scardona, ad est con Knin, a ovest con Benkovaz e Obbrovazzo. E quel tratto di Dalmazia montana tra il Krka, Kistanje, e lo Zermagna che lambe Obbrovazzo, fin giù nel distretto di Benkovaz, è la Bukovizza, dove vive il fior fiore dei morlacchi. In quei paraggi io li studiai da ragazzo, […].

Visitai il podestà di Kistanje, un bravo paesano arricchitosi col suo lavoro, con la sua intraprendenza commerciale. Nel suo salottino di ricevimento, notai due ritratti: il suo e quello della sua consorte. «Si progredisce nella Bukovizza» — pensai fra me. Se, vent'anni fa, qualcuno avesse proposto all'egregio podestà Jankovic di fargli il ritratto, ne avrebbe ricevuto una risposta press'a poco così formulata: — Le immagini si fanno ai santi; noi mortali non ne siamo degni!...

Col giudice del distretto, il cortese De Draganich, e col conservatore locale dei monumenti patrii, visitai l'unica cosa notevole della borgata, la cisterna, sul piazzale dinanzi alla graziosa chiesa moderna in istile bizantino, consacrata recentemente al culto greco-ortodosso. […].

Fra le venti elegantissime vetture pubbliche che offre Kistanje — questo dettaglio troverà qualche incredulo! — ebbi la più elegante, e partimmo per Burnum, a circa otto chilometri di distanza, per la strada che conduce a Knin. In piena campagna, sul ciglio roccioso della sponda del Krka, quasi dirimpetto a Promona, da noi visitata, si ergono isolati e maestosi due archi e mezzo, antichi. Li chiamano comunemente gli «archi romani di Kistanje» e i contadini li battezzarono Supljaja, o «Suplja crkva», (chiesa perforata), dalla prospettiva che presentano. All'ombra di quegli archi giganteschi, un'incognita archeologica tuttora, evocavo fantasmi antichissimi. Sono le macerie dell'arco trionfale eretto dalle legioni romane all'imperatore Traiano, al suo ritorno dalla Dacia, oppure sono gli avanzi dell'ingressso all'antico pretorio dei burnisti?... Nulla è ancora stabilito" (pp. 465-469). 

"Fino a pochi anni fa, bastava zappare un metro di terra intorno a Burnum, per trovare monete antiche d'oro, d'argento, di rame, di bronzo; iscrizioni greche, romane, gotiche; anelli, agate, corniole, idoletti, amuleti, stoviglie, statue, armi, e via discorrendo. Gli avari moderni ne fecero man bassa, si capisce. Poco tempo fa, una raccolta preziosa di simili oggetti venne venduta per soli 150 fiorini!... […].

Partendo da Kistanje s'osserva tosto un po' di progresso agricolo: dove, pochi anni or sono, era raro incontrare un vigneto, oggidì ce ne sono a centinaia: la campagna che fiancheggia la strada è florida: colline, valli, verdi pendii, bei villaggi ne formano un paesaggio abbastanza confortante; verso quella plaga la natura non fu matrigna, purchè i morlacchi non persistessero nella loro indolenza tradizionale" (pp. 471-473).