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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Promina

"Non credo d'offendere i miei cortesi lettori, dubitando che essi conoscano esattamente Promina. Che il Promina sia un monte dalle falde gigantesche, ricco di cave marmoree e di generosi filoni di carbon fossile, è notorio; così pure, tutti sanno che il monte sorge tra Knin a nord, Dernis a sud e il Krka ad ovest. Ma la creazione del comune di Promina, col suo vasto e fertile territorio su cui vive una popolazione ammirabile di circa 5000 abitanti, essendo di data abbastanza recente, non ha diritto a notorietà. Conta parecchi villaggi e località, ha una scuola e un uffìzio postale, produce eccellenti vini, e il suo capoluogo, sede del Comune, si chiama Oklaj. Fra le località, c'è Razvadje, ove appunto risiede la famiglia Pokrajac che mi ospitò. Partimmo da Knin in vettura verso le ore 4 pom., si attraversò un altipiano roccioso, abbastanza sterile, con scarsi tratti boscosi, girando sempre il monte Promina; poco dopo le 6 si arrivò a Razvadje. […].

Seppi, fra le altre cose, che la popolazione di quel territorio era ridotta alla miseria dagli usurai di Dernis, e che per questo motivo — forse per ¡stordirsi, o per dimenticare gli affanni economici — i montanari si davano disperatamente all'orgia, alla dissolutezza, al bagordo. — Non hanno più nulla — disse Jovo — e però non vogliono lavorare, abbandonano i campi che più a loro non appartengono, preferendo oziare e riscaldare le panche dell'osteria. — E non si deve credere — soggiunse il fratello Gjuro — che abbiano perduto il senso della moralità. All'occasione sono laboriosissimi e discreti: per 50 soldini e due litri di bevanda, sopportano tutto il giorno i lavori più faticosi.

Mi convinsi sempre più che il governo austriaco dovrà ordinare d'urgenza un'inchiesta sull'usura nelle borgate montane di Dalmazia, e vedere di porvi riparo, prima che la mala pianta finisca di sterminare e demoralizzare vasti, ricchi, fertili territori. A tavola ci fu servito un vino superbo, rosso, dal sapore dello champagne. — Dove smerciate il vostro vino? — domandai. — Quasi tutto ce lo comprano qui i likani del distretto limitrofo della Croazia, e ce lo pagano a prezzi convenienti. — E il morlacco coltiva molto la vigna? — Poco: lo seduce maggiormente un campo arativo. Lui non calcola il lavoro dei suoi sei manzi nè la sua fatica personale. Egli ragiona così: «Se raccolgo uva il vino sparisce in breve tempo; invece il campo arativo mi dà pane per l'annata e un po' di paglia che mi vale tanto oro, per mantenere il bestiame nei crudi mesi invernali». Perchè, come accennai altrove, il morlacco tiene al suo bestiame, specie al bovino, come al suo occhio destro. […].

Passeggiando, mi recai fino ad Oklaj, sede del Comune di Promina, di una stazione di gendarmeria e dell'ufficio postale. Quest'ultimo è affidato al segretario comunale, il Cavljina, un uomo oltre la sessantina, la di cui vita è un romanzo fantastico. La casa comunale è un edifizio nuovo in pietra battuta, forse troppo elegante per un comune montano. A me premeva vedere il segretario: me ne avevano parlato come di una persona istruita, eccessivamente eccentrica. Era dapprima frate, indi soldato di guarnigione a Vienna, poi pastore-socialista. […]. Rispondeva alle mie domande francamente: m'accorsi che oltre alla sua lingua materna, conosceva l'italiano, il tedesco, un po' di francese. — Quanto vino produce il territorio di Promina? — Circa 30,000 ettolitri — mi rispose. — E questi morlacchi sono intelligenti? — Molto, sopratutto [sic] accorti e pronti sempre allo scherzo e alla risposta arguta. — Sono sobrii? — No nel bere, chè berrebbero il Krka, se vi scorresse vino; ma sono frugali nel cibo: il loro ideale è pane, prosciutto e baccalà. Il morlacco mangia poco. — E Venere li seduce? — Poco assai: considerano la donna come una doccia fredda ai sensi. — Comprendono alcunchè di politica? — Niente affatto seguono ciecamente coloro in cui ripongono la loro fiducia. — Hanno poesie o racconti nazionali? — Ne hanno, e stupendi. Però, noti una strana circostanza: le loro poesie sono veriste, mentre i loro racconti sono oltremodo fantastici, orientali a dirittura, superiori di molto a quelli delle Mille ed una notte. — E la moralità del bel sesso? — Non so che cosa rispondervi: la donna non diventa adultera, nè la ragazza perde il suo onore per capriccio, perchè la miseria soffoca in loro simili capricci. Se cadono, ciò avviene talvolta per interesse... — In tal caso la ragazza deve rinunziare al matrimonio? — Oh no! Purchè abbia il suo gendar di qualche valore, ella trova marito... Il gendar è una lunga collana di monete. — Che fanno del gendar dopo sposate? — Lo regalano al marito, e costui, se si trova in ristrettezze, lo vende e paga debiti, o compera animali.

Per il giorno appresso, si progettò una gran gita alle due vicine cascate del Krka, a quella di Brljan e all'altra di Manojlovaz. Avrebbero fatto parte della comitiva lo strano segretario, il podestà di Promina, un gigante, i Pokrajac ed altri. E quel pomeriggio si uscì col segretario nella campagna di Oklaj, dove, ad un certo punto, ci arrestammo ad ammirare macerie antiche. — Sono rovine romane — affermò il segretario; — in questo punto, o perlomeno in questi dintorni, sorgeva l'antica città di Promona. I pochi scavi fatti sinora diedero risultati soddisfacenti. Quelle erano, evidentemente, rovine di terme antiche. Vicino ad esse si trovò un'iscrizione accennante all'XI legione. Ma chi può dirne di più? Ritengo che gli archeologi si sieno occupati ben poco finora dell'antica Promona" (pp. 426-430).