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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Monte Dinara

"Sul fianco roccioso d'una diramazione del Kozjak, i cavalli si fermano su d'una piccola piattaforma: su essa s'apre un breve pertugio nel monte, quasi schiacciato da macigni ciclopici: è l'ingresso alla grotta famosa. Alcuni paesani si pongono a nostra disposizione, per indicarci internamente la strada ed illuminarci con torcie resinose l'antro misterioso. Io entro solo in quel buco fantastico e mi siedo nell'atrio della grotta, simile alla gola d'un leone gigantesco. Sto solo lì, alcuni istanti, e dal profondo della grotta, attraverso un'apertura oscura, simile alle fauci d'un mostro, giunge fino a me un unico rumore misterioso cadenzato, il rumore secolare dello stillicidio. Esso spiega la origine di tali fenomeni naturali. […].

S'entra nelle viscere della terra e la prima impressione è di spavento. Dove si va?... Manca la luce, manca l'aria... ogni parola rimbomba stranamente. Il solo stillicidio incessante rompe il silenzio sempiterno. Ci fermiamo in mezzo al primo salone, ma gli occhi, non ancora abituati a quella tetraggine, veggono poco. Poco alla volta ci si accorge di trovarsi in una vasta grotta, con parecchie gallerie secondarie, altrettanti abissi oscuri: e intorno a voi colonne e capitelli e cortine e gruppi fantastici. La vostra voce rimbomba stranamente e il vostro spirito intuisce tosto la visione fantastica. Il fumo delle torcie primitive annerì il tetto e ogni dettaglio artistico della grotta. S'entra nella seconda caverna, attraverso una porticina quadrata che sembra fatta da un artista. Nuovi spettacoli giganteschi, nuove fantasmagorie di stalattiti e stalagmiti: piccoli duomi, archi sostenuti da capitelli, sfingi, forme fantastiche e misteriose. […].

Me ne stavo trasognato. Improvvisamente uno di loro scaricò una pistola nell'ultimo antro. Ne trasalii e ne tremo ancora! Il colpo echeggiò spaventevolmente in tutta la grotta, con un urlo così forte, che credetti ci fossimo sprofondati negli abissi, poi si smorzò pian piano nelle profondità infinite di quella gola, «Va in Bosnia!» — esclamò un paesano «E tu, va al diavolo!» — gli risposi. Infatti, sospettai che, causa la commozione atmosferica, potesse crollare un tratto della grotta e farci fare la morte del sorcio, o del conte Ugolino. Bel complimento! — Per questa gola oscura si può scendere ancora, con l'aiuto di corde — mi spiega il Bressan — e si arriva ad un lago, indi in altre caverne vastissime. Certo, oltre alle quattro vastissime caverne, quattro saloni, che si possono visitare senza pericolo di vita e agevolmente, ce ne saranno un centinaio di laterali, ricolme di bellissimi effetti dello stillicidio, gallerie lunghissime e complicate, in cui nessuno azzarderebbe inoltrarsi, senza il filo d'Arianna. […].

Di ritorno, si prese un'altra via, attraversando il Paskopolje tra le falde del Dinara e le colline di Verlika, paraggi ricchi di memorie storiche. I contadini, coltivando la terra, vi trovano molte monete romane. Ne comprai parecchie e fra esse una di Marc'Antonio, dell'XI legione, del primo secolo d.C. Pare che, in quei dintorni, sorgesse anticamente la città romana Arduba" (pp. 409-411).