Perasto
"Durante la breve sosta dinanzi a Perasto m'informo delle due vaghe isolette che sorgono a pochi metri dalla costa. — Una si chiama l'isola di San Giorgio; l'altra della Madonna dello Scalpello. Sulla prima sorge un monastero antico, sulla seconda il santuario veneratissimo della Madonna, con un quadro di Nostra Signora che si pretende opera di san Luca. La chiesuola con la cupola verde è rivestita internamente di piastre d'argento, ed il suo patrimonio, dovuto alla carità dei devoti, si fa ascendere ad oltre trecento mila fiorini. Centinaia di barchette coprono questo bacino due giorni all'anno: il giorno 15 agosto, e il giorno del trasporto della sacra immagine da Perasto allo scoglietto.
Perasto, sormontata da spaventevoli monti, ricorda, con le sue fortificazioni, con le sue torri, coi suoi palazzi diroccati o abbandonati, epoche passate di ricchezza e di potenza. Il campanile più alto doveva servire ad una chiesa monumentale sul modello della Madonna della Salute di Venezia. Di quella chiesa rimane alla base un arco gigantesco e nulla più. Un altro campanile snello e grigio, quello del vescovato, è oramai completamente distrutto. Era stato fondato dal vescovo Zmajevich, perastino. La dotazione del vescovato — dicono le tradizioni — ingoiata da Napoleone, ammontava a 60,000 zecchini. Da lontano il campanile elegantissimo vi accompagna, finchè lo perdete di vista a malincuore, come l'unica memoria della Perasto doviziosa ed artistica di un tempo.
Cari e simpatici e dolci nelle loro maniere, i perastini! Ne è un modello perfetto il conte Francesco Viscovich, di antico e nobile casato perastino, attualmente ispettore generale del Lloyd austro-ungarico di Trieste. Non è favore ch'egli non si affretti ad usarvi: non è attenzione ch'egli non prodighi agli infiniti passeggeri sulla flotta lloydiana: alla partenza d'ogni piroscafo dal superbo porto triestino, egli è presente, come il buon genio della Società e del pubblico, sempre e con tutti affàbile, distinto, gentilissimo" (pp. 307-308).