Castelnuovo
"Castelnuovo, bella e soave come un sogno, contempla dalla sua collina il mare aperto, mentre alle spalle è difesa da alti monti, verdeggianti fino a un certo punto, indi aridi e scoscesi. Fu, a varie riprese, il pomo della discordia per la sua posizione eminentemente strategica. Ne fanno fede le fortificazioni che la circondano e la proteggono. In alto, il forte Spagnuolo, del 1538, chiamato così in onore agli spagnuoli che lo eressero e che, a quell'epoca, alleati ai veneziani, combatterono contro i turchi. Una particolarità degna di nota: Castelnuovo fu, lungo la costa dalmata, il solo possedimento spagnuolo, e ciò per brevissimo tempo. Più antico e più imponente il forte di Terra, e pittoresche quanto mai le mura di cinta, qua e là scosse e spezzate in seguito alla natura cedevole, perchè grottosa, del terreno. […]. Ma, meglio che con la sua storia, Castelnuovo affascina con la sua ammirabile posizione e con la sua rigogliosissima vegetazione. Le case della città sono ombreggiate da oliveti, da lauri, da aranceti e limoni. In un'epoca dell'anno, quando gli aranci e i limoni sono in fiore, è così forte l'inebbriante olezzo da essi emanato, che i cittadini devono chiuder le finestre delle loro abitazioni. Come stazione climatica invernale, Castelnuovo è ricercata da stranieri, che vi trovano, in pieno inverno, cielo limpido, sereno e aria balsamica. Ad una passeggiata da Castelnuovo, verso est, l'occhio si ferma estasiato sur [sic] un bosco verdeggiante, un idillio delizioso. È il monastero di Savina, in mezzo ad un parco principesco, residenza estiva del vescovo greco-ortodosso di Cattaro. Notiamo, en passant, che la giurisdizione di questo prelato si estende dal Narenta fino a Cattaro, con circa trenta mila anime; mentre alla diocesi del suo collega di Zara, spettano il resto della Dalmazia e l'Istria, con settanta mila fedeli" (pp. 305-306).