Busi
"Ma non era per visitare le cantine, nè per assistere ad una pesca miracolosa, nè per gustare un agnello «de buso» che mi recai a Lissa. Era impaziente di visitare le tre celebri grotte onde va superba Lissa, principalmente la celeberrima grotta azzurra di Busi, da non confondersi col su lodato agnello. Mi spiego: Busi è un isolotto che noi visiteremo or ora; e l'agnello «de buso» è una specialità di Lissa e di altre isole, dove abbondano pascoli fioriti d'erbe aromatiche. […].
Più azzurra della grotta di Capri, più ammirabile nei suoi dettagli, più geniale nella leggiadria delle sue forme è la grotta azzurra di Busi, sullo scoglio omonimo: uno dei più notevoli fenomeni naturali d'Europa. S. A. I. l'arciduca Alberto d'Austria, che la visitò recentemente, disse queste precise parole: «Non esito a dichiarare che la grotta azzurra di Busi è di molto superiore, nei suoi effetti superbi di luce, a quella di Capri». Meglio conosciuta, sarà la mèta, non v'ha dubbio, di frequenti escursioni artistiche. Essa non gode notorietà quanto quella di Capri, ma ne merita di più, in proporzioni centuplicate. Scoperta da pochi anni, dal bar. Ransonnet, trovasi allo stato di natura, punto rabbellita dall'arte, punto decantata dalla réclame internazionale. Del resto, non tarderà a ricevere il crisma della celebrità.
Per visitare la grotta azzurra dalmata, conviene recarsi da Lissa a dorso di mula, attraverso l'isola, fino a Comisa, sul vallone omonimo, a sud-ovest di Lissa. Quella gita non vi rincrescerà, chè avrete occasione di ammirare l'industria agricola dei lissani. Non v’ha palmo di terra senza una vite. Dove vi sembra impossibile che possano crescere licheni, sorge rigoglioso un vigneto. A Comisa i cortesi Mardessich vi troveranno una barca a quattro remi che vi condurrà allo scoglio di Busi. Il tragitto dura un paio d'ore. Ma conviene attendere una giornata tranquillissima, per due motivi: primo, perchè, se c'è vento, l'effetto ottico nella grotta è nullo; poi, perchè, per poco il vento infimi, non c'è barba d'uomo che si arrischi d'entrare nella grotta, essendone l'ingresso basso.
Eccoci all'ingresso della grotta deliziosissima. È calma perfetta. L'Adriatico sembra uno specchio. Il sole è alto. Sono le ore 11 ant., l'ora più indicata per i riflessi di luce e per le illusioni ottiche. Ordino ai rematori di mantenere il più rigoroso silenzio. «Guai se fiatate!». Simili spettacoli di natura parlano al cuore, alla mente, alla fantasia, all'immaginazione il loro linguaggio poetico. Io ascolto, ammiro, col cuore sussulto. La barchetta entra in un tunnel appena rischiarato da scarsa luce. Eccoci ad un tratto in mezzo alla grotta, soffusa tutta in una penombra gloriosa di riflessi azzurri. «Sublime!», è l'unica esclamazione ch'esce spontanea dal cuore. Getto un oggetto qualunque nell'acqua, ed esso sembra inargentato. Le gocce che cadono dai remi, sono perle. Guardo in viso i marinai, e mi sembrano spettri. Esco sulla piccola sponda della grotta, mi volto indietro, ed inorridisco: dinanzi a me sta un fantasma spaventevole. È invece un marinaio che s'è messo in una posizione a lui nota ed agita le braccia: l'illusione di un fantasma è perfetta. Non rifinisco di ammirare il scintillio e gli effetti di luce azzurra in quella grotta magica. È tutta chiusa: la luce vi penetra da una caverna profonda, attraversando l'azzurro mare. «Andiamo!». E mentre la barchetta si ripone in moto, io, rivolto verso la grotta fatata, evoco tutte le più strane fantasticherie mitologiche, e penso che quella fu, forse, in tempi lontani, la magione di ninfe vezzose e innamorate. Ecco l'impressione che si ritrae dalla grotta azzurra di Busi: un sogno idillico, una visione dolcissima e soavissima" (pp. 155-158).