IT | EN

Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Spalato

"Ci avviciniamo con viva impazienza alla superba Spalato. Per il momento non ci interessa ch'essa sia la città più popolata, più attiva, più ricca della Dalmazia, e ci ricordiamo soltanto ch’essa è il centro d'ogni esplorazione archeologica e architettonica sulla costa dalmata: ch'essa conserva l'altera magione di Diocleziano. Non occorre esser nè archeologo nè architetto per ammirare il palazzo più sontuoso che un uomo abbia eretto a se stesso: basta esser un po' artista. […]. Già, il solo sito scelto per l'erezione del palazzo dinota l'artista.

Quando il piroscafo entra nel porto di Spalato, lo straniero subisce irresistibilmente il fascino di quella plaga deliziosa. Diocleziano avrebbe potuto scegliere una posizione amena, più vicina alla sua Salona, sulle rive di un golfo che sembra un lago. Ma gli sarebbe mancato l'orizzonte scintillante del mare, dai riflessi incantevoli. Il porto di Spalato è una vittoria della natura: […]. In verità, Diocleziano era sommo artista! Presentemente il palazzo di Diocleziano, con la sua facciata al mare, fiancheggia circa la metà della bellissima marina di Spalato. L'altra metà è formata da una fila di case moderne, quasi tutte eleganti. Ma il nostro spirito è impaziente. Il piroscafo tarda a gettare l'ancora. I nostri polmoni sentono già il bisogno di respirare un po' d'aria nella magione dioclezianea. Alla storia di Spalato, alla sua nota accentuata di modernità, al suo profilo etnografico penseremo poi: sbarchiamoci presto ed incamminiamoci verso quella mole antica che sfida i secoli e s'impone all'ammirazione del mondo. Essa ci si presenta tosto, non già come un semplice edifizio, bensì come un complesso armonico di costruzioni, circondate da forti mura. […]. Colpisce tosto con le sue proporzioni. Sono le proporzioni di una città, anzichè di un palazzo, tant'è vero che ora vi dimora la metà della popolazione di Spalato, circa 10,000 abitanti. Mai, nel corso dei secoli, venne eretto un edilìzio privato più vasto. […]. 

Ai quattro angoli del palazzo sorgevano quattro torri quadrilatere di 12 metri per lato e 5 metri più alte dell'edifizio. Ne rimangono ancora tre, in tutta la loro imponenza: due sono ridotte ad abitazioni private, la terza è disabitata. La quarta, sull'angolo a sud-ovest, dicesi sia crollata nel 1555; la qual cosa sembra inverosimile, se si riflette alla costruzione ciclopica delle sue consorelle. Altre torri ottagone, tra le porte d'ingresso principali e le torri angolari, adornavano il palazzo. Se ne conserva qualche frammento. […]. Tre erano le porte principali d'ingresso: la più ricca di ornati, la porta d'onore, quella a nord, era la porta Aurea; ad ovest, la porta Ferrea; ad est, la porta Bronzea. E porta Argentea si chiamava una porticina, o, meglio, un passaggio a sud, sotto la facciata al mare, per dove Diocleziano recavasi alla sponda marina, alle sue barchette, al suo mare prediletto. La porta Aurea, che vide tanti ritorni fastosi di Diocleziano da Salona, nel suo cocchio dorato, era coperta, per secoli, fino al 1830, da un cumulo di terra e, con molta probabilità, d'immondizie. Ora essa si presenta in tutto il suo sfarzo architettonico, se bene per ricostruirla con tutti i suoi graziosi ornamenti, con le sue statue, convenga ricorrere un pochino alla fantasia" (pp. 100-104).

"Irresistibile il profilo eminentemente artistico del mausoleo imperiale. […]. Oggidì, le due gallerie, che tanto deturpavano l'ex-mausoleo, non esistono più, e, volgendo gli occhi intorno, ammirate gli artistici restauri fatti ai capitelli e ai cornicioni, finchè il vostro sguardo si ferma sull'ampia cupola, una meraviglia di lavoro in mattoni. Si esce da quel recinto con un senso profondo di poesia classica, nè si può sottrarsi dal pensare al destino delle cose e degli uomini: il mausoleo di Diocleziano serve, da secoli, ai riti di quella fede cui il potente sovrano si sforzò con ogni mezzo di distruggere. Un altro gioiello ammirabilissimo tra le antichità di Spalato è il tempio d'Esculapio, ridotto a battistero. […]. Pur troppo, anche questo edifizio è circondato, quasi nascosto, da casupole moderne. Anzi, una brutta catapecchia si appoggia al muro posteriore, fregiato d'una corona imperiale d'alloro, in bassorilievo. In tutto il palazzo è l'unico ricordo delle insegne imperiali. Per vederlo conviene recarsi al piano superiore della casa al numero 342 in via Magnacca. Quei poveri inquilini non comprendono che cosa abbiano poi da vedere «i signori» che picchiano tanto frequentemente alla loro porta... […].

Per completare la esplorazione di quel sublime ambiente romano, visiterete il museo. L'affabilissimo conservatore, monsignor Bulic, vi accoglierà con tutta premura. Centinaia di frammenti dell'epoca romana, scavati in gran parte a Salona, formano di quel museo il ritrovo internazionale di archeologi e di storici. Quasi tutto ciò che v'è radunato — lapidi, urne, sarcofaghi, torsi, teste, monete, camèi, gemme e mille altre cose — è illustrato nel «Bullettino di archeologia e storia dalmata», diretto prima dal Glavinic, ora dal Bulic stesso. Esce ogni mese da quattordici anni, con tante rivelazioni archeologiche, da affascinare qualsiasi studioso di antichità; il Mommsen lo cita molto spesso con entusiasmo" (pp. 110-113).

"Difficile esprimere un giudizio sintetico circa il secolare dominio veneto a Spalato e in Dalmazia. Alcuni lo dichiarano benefico in linea civile e malefico in linea materiale. Altri, invece, esprimono un giudizio opposto. Fatto è che i veneti, per le continue esigenze delle lore costruzioni navali, devastarono completamente i boschi dalmati. Oggidì in tutta la Dalmazia non è reperibile un tratto di territorio che meriti il nome di bosco. Ma Spalato fiorì sotto il dominio veneto. Vi faceva capo il commercio con le Indie e con la Persia. La città si estese sensibilmente e molte famiglie venete nobilissime vi presero stabile dimora. Anche oggidì i discendenti di quelle famiglie ne formano il fiore intellettuale, mentre i sobborghi, abitati da una razza eminentemente slava, danno distinti agricoltori che non si amalgamarono affatto all'elemento italiano del paese. Spalato moderna conta circa 20,000 abitanti. È la città più industriosa, più attiva, più commerciale di Dalmazia. Nell'ultimo decennio diede uno slancio considerevole al commercio dei vini, e conta oramai parecchie ditte commerciali di primo rango e moltissime famiglie ricchissime di viticultori. Certo, la città deve una parte della sua floridezza economica alle grandi isole che le stanno di fronte. Solta, Brazza, Lesina, Lissa, fanno capo, per vari motivi, a Spalato. È interessantissimo il profilo psicologico degli spalatini. Più o meno, tutti sono liberali sinceri, affezionati alle forme più squisite di progresso e d'indipendenza morale. Essi chiamano Zara «l'anticamera della luogotenenza» e deprecano un trasferimento della capitale di Dalmazia nella loro città. Inutile ricordare che Spalato diede illustrazioni eminenti alle scienze ed alle lettere, e che ne dà tuttora. Troverete a Spalato, nei luoghi pubblici e nei ritrovi privati, una società fioritissima di persone istruite, colte, spirituali. Molte illustrazioni di Spalato moderna, morirono negli ultimi anni. Fra queste nominerò Antonio Bajamonti e Andrea Crussevich, anche per deporre sulle loro tombe ancora un fiore di ammirazione profonda. Il primo, se fosse stato amministratore accorto, come fu caldo patriota e cittadino geniale di mente altissima, avrebbe imposto silenzio ai suoi più accaniti avversari politici. […]. E, l'anno scorso, quando morì, migliaia di popolane piansero e pregarono sul suo feretro, come dinanzi alle reliquie di san Dojmo, il protettore della città. Fu un lutto sincero e generale. Lungo la marina sfilò il corteo funebre, degno di un principe benefico, di un sommo personaggio storico. A parte le lotte politiche e i motivi che le inaspriscono, io, quando riveggo Spalato, dopo la morte del dr. Baiamonti, mi sembra che nell'ambiente cittadino manchi qualcosa: vi manca la sua figura geniale. E il Crussevich!... Era un gentiluomo perfetto, eruditissimo, spirituale, inesauribile nei suoi tratti di spirito, nei suoi paradossi ammirabili. […].

Da alcuni anni un nuovo ordinamento di cose dà alla città un profilo pubblico speciale. I nomi delle vie e delle piazze vennero slavizzati: il nuovo teatro in costruzione sarà il «Narodno Pozoriste» (Teatro Nazionale): il Comune è nelle mani del partito croato; lo spirito nazionale dell'epoca moderna s'impone ai fasti della classicità romana, nonchè al retaggio del dominio veneto. Le scuole, manco a dirlo, sono tutte slavizzate già da qualche anno. Non so che cosa ne dica il partito autonomo, a cui sono affigliati gli italiani del paese. E un fatto però che — rimanendo pur fulgida la stella della loro civiltà italica sui lidi dalmati — Spalato è sulla via di diventare la capitale della Dalmazia modernissima, della Dalmazia slava. […].

Non devo dimenticare le celebri acque sulfuree di Spalato, di proprietà del dott. de Cattanj, raccomandate da illustrazioni mediche per la loro efficacia miracolosa. Ne prendano nota i cortesi lettori." (pp. 120-123).