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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Zara

"Zara, capitale della Dalmazia, giace […] adagiata sulle rive del mare con circa 8500 abitanti, e 17400 il suo comune politico. La sua circonferenza è di oltre un miglio, situata in penisola è artificialmente isolata da doppia fossa; bastioni, cavalieri e piattaforme la recingono, e fuori di porta terraferma sorge un'opera a corno detta il forte, piantata per consiglio di Giorgio Pallavicino" (p. 176).

"È Zara residenza arcivescovile metropolitana della Dalmazia, sede d'un governo civile e militare, d'un tribunale d'appello di 1ª istanza, d'un capitanato circolare, d'una intendenza e d'una direzione di finanza, d'un comando divisionale di marina, d'una direzione delle pubbliche costruzioni, d'una ispezione del genio militare e d'un'amministrazione superiore delle poste. Ha inoltre un ginnasio, due seminarii uno cattolico e l'altro di rito greco non unito, avente quest'ultimo attigua la bella chiesa parrocchiale e vescovile dedicata a S. Elia. Il vescovo greco non unito tiene pure in Zara la sua semestrale residenza.

Possiede questa città un pregiabile museo nel quale si raccolgono da tutta la provincia oggetti antichi e spettanti alla storia delle arti. Non va dimenticata la collezione Pellegrini-Danieli, nella quale la statuaria, e la lapidaria ne formano la classe più copiosa. Tiene una pubblica biblioteca i cui libri furono in buona parte donati dal Professore cav. Paravia morto nel 1857 a Torino ove insegnava eloquenza in quell'illustre università. Ha un teatro, un casino di società, vari istituti di beneficenza, fra i quali uno spedale, un monte di pietà fondato dal benemerito De Stermich, una cassa di risparmio, un asilo infantile, diverse scuole elementari e tecniche.

Il suo porto con bocca verso maestro è, quantunque stretto, abbastanza difeso dai venti e di facile ancoraggio. Il maggior commercio della città consiste nel celebre suo maraschino, la cui fabbricazione è un'industria principale dei Zaratini e le fabbriche più rinomate sono quelle condotte dai fratelli Salghetti Drioli, dei Calligarich, Luxardo e Sabolich. I fratelli Battara posseggono la più antica e fiorente tipografia e libreria della Dalmazia, a lei viene seconda la libreria Abelich. Tiene ancora due arsenali, uno marittimo e l'altro terrestre, nonchè un pubblico giardino fatto eseguire negli anni 1829 e 1830 dal tenente maresciallo Federico Walduc, benemerito agli studi botanici. Detto giardino, oltre l'esteso panorama che domina, è per sè graziosissimo malgrado la sua piccolezza; disposto, come dicesi, all'inglese, con viali, boschetti, movimenti artificiali di terreno, aiuole di fiori, e s'abbellisce altresi per vari oggetti d'antichità ivi raccolti" (pp. 181-183).

"Nel 1838 sotto il governo dell'Austria si fece costruire un acquedotto che conduce dalle suburbane vallate per 2200 clafter circa, abbondanti vene d'aqua, delle quali riceve alimento il serbatoio dei cinque pozzi. Nel 1859 fervendo la guerra in Lombardia fra i Franco-Sardi e gli Austriaci, un piroscafo francese si presentò avanti il porto di Zara chiedendo a quel comando militare la restituzione d'una nave mercantile francese catturata nelle acque dell'Adriatico da un piroscafo Austriaco, minacciando di bombardare la città in caso di rifiuto, ma avendosi risposto all'ambasciata che sarebbesi in proposito telegrafato a Vienna, ed essendo infruttuosamente scorso il termine convenuto, una piccola porzione della flotta francese che ancorava a Port'amica, regalò di qualche palla la città e cagionò un'agitazione straordinaria ne' suoi abitanti, i quali per la maggior parte attendevano ansiosi lo sbarco della truppa liberatrice. Il piroscafo Curtatone si provò a scaricare qualche proiettile contro le navi assedianti, ma il piccolo calibro dei cannoni non permise che la flotta francese fosse menomamente danneggiata. Intanto la fatale notizia dell'armistizio dileguò le concepite speranze, le quali poi si estinsero del tutto colla susseguita pace di Villafranca" (pp. 186-187).