Almissa
"Almissa, l'Onacum et Alminium degli antichi, capoluogo del distretto d'ugual nome, con meno di 1000 abitanti e 11000 il suo comune politico. Sopra a una altura che la domina, veggonsi le rovine del castelletto Mirabello, un tempo sua difesa. Le mura sono oggi rovinate e figurano costruite secondo l'antico sistema di fortificazione; sulla riva destra del Cettina, in una romantica valletta, trovasi un fabbricato il quale serviva di seminario al clero glagolitico ed educava gli ecclesiastici per la vicina Poglizza e per le isole dove tuttora sussiste la liturgia Slava; fu soppresso dal governo austriaco nel 1838.
Il territorio d'Almissa montuoso e boschivo, stendesi lungo il mare fino a Brella e produce vini e frutta squisite, è ricco di legname da costruzione pei cantieri dell'isola di Curzola e per quello di Milnà nella vicina Brazza; sono specialmente pregievoli tra i suoi vini il moscatello ed il prosecco vecchio. L'aria in Almissa insalubre a causa delle non lontane paludi del Narenta. […]. Con raccapriccio vedesi questa cittadella diroccata per incessanti rovine, effetti ognora spaventevoli d'una remotissima catastrofe e d'una forza continuamente operosa che minaccia di chiuderla tra sabbie e pantani.
Il paese che sopra la costa si distende dalle falde del monte Mossor fino al mare tra i due fiumi di Cettina e Xernovizza, merita d'essere notato per il modo con cui si governava fino alla caduta di Venezia, e per le peripezie ch'ebbe a soffrire nel 1807 allorchè si fece a parteggiare per la Russia. Forma questo territorio il distretto di Poglizza, la popolazione del quale è composta di famiglie morlacche indigene e di Bosniache rifugiatevisi al tempo delle invasioni Turche, nonchè di alcune famiglie provenienti dall'Ungheria. […]. In questa plaga prosperano assai bene gli alberi fruttiferi e massime la marasca che presta la materia prima per la confezione del celebrato maraschino di Zara" (pp. 100-102).