Perasto
"Rimbarcati, il piroscafo si diresse verso Perasto, trattenendosi all’isoletta della Madonna così detta dello Scalpello. Qui attendevano i Perastini esultanti, che il re li onorasse d’un augusta sua visita; ed avevano guernito con antenne di bastimenti conficcati in terra e corde ben tese attaccate all’estrema punta delle medesime, tirate in marcata distanza; tutto all’intorno in forma piramidale pendevano bandiere di varie nazioni. Sul dinnanzi ed in fianco della chiesa esternamente, erano appesi ai muri uguali vessilli, taluno distinto per grandezza e finezza di lavoro, e fra questi tutti si distingueva un gran stendardo veneto col leone alato, che teneva la zampa sul libro aperto, ove leggevasi in lettere cubitali il Pax tibi, Marce Evangelista meus. Qui discese S. M., visitò la piccola chiesa, ragguardevole pel ricco suo santuario, imperocché ha le pareti coperte di lastre votive d’argento, di reliquie ed altri emblemi di divozione. Il quadro della beata Vergine dello Scalpello, trasportato nel 1452 da Negroponte, si pretende opera di san Luca. Questa effigie è tenuta dai Bocchesi in gran conto e per miracolosissima. È fornita anche di buone pitture, fatte da un Perastino, allievo della scuola veneta, di nome Trifone Cacaglia. La chiesa ha un proprio cappellano, che viene scelto dalla comune di Perasto.
Dalla chiesa salì il re all’abitazione del cappellano, vecchio e colto sacerdote. L’abitazione è una piccola casetta aderente alla chiesa, fornita di poche stanze, e queste colle pareti ripiene di pitture di non gran valore, indicanti pericoli superati, e grazie ricevute. Dalle finestre a una di quelle stanze, trasse S. M. memoria in disegno a matita di Perasto e suoi vicini contorni. I Perastini offerirono al re ed alla comitiva delle bibite acidule, che furono ben accette, e gli fecero omaggio di un libercolo in 8.vo stampato a Venezia, edizione non scelta, coll’effigie di quella miracolosa immagine, e descrizione storico-mistica; lavoro dallo stesso cappellano custode. […].
I Perastini contenti della visita di S. M. e dell’augusto suo aggradimento, fecero senza interruzione ripetute salve di fucilate, sino a che il piroscafo fu allontanato, in modo da non sentirsi per così dire più il tuono. Era mirabile cosa, vedere un convoglio di 40 e più barchette, allargate, in quei tranquillo bacino d’acqua, fornite tutte sul rocchello di poppa di stendardo imperiale austriaco, trarre dei colpi confusi di schioppo e pistola, ciò che in distanza presentava una scena marittima la più bella, animata dal lampo e tuono dei colpi stessi, e dalla nube di fumo che andava di mano in mano dileguandosi, innalzandosi dalla superficie dell’acqua. L’eco poi d’altro canto romoreggiante nella vallata, moltiplicava i colpi all’infinito; il piroscafo rallentò il solito suo corso, per ammirare quel bel spettacolo, ove vedevasi infatti una vera ebbrezza di gioja, un vero fanatismo di esultanza di quelle buone genti" (pp. 115-116).