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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Risano

"In questo frattempo arrivarono in città [Cattaro] altri capocomuni e capoville più lontani, vestiti pur essi in costume nazionale, del pari ricchi di armi e di abbigliamenti, uomini peraltro d’aspetto più colossale, a’ quali ravvisavansi ne’ loro volti abbronzati tratti bellissimi, però decisi e fieri; il vestito particolare lungo, di panno verde o rosso con un giustacuore ricamato, una specie di sciallo, un berretto rosso in testa. Dessi erano Risanoti, appartenenti cioè alla comune di Risano.

Il paese di Risano è popolato e grosso, si vuole annoverarsi circa 3 mila e due cento abitanti, situato in tramontana di Cattaro, due miglia lontano da Perasto; giace in una vallata poco lungi della spiaggia. Luogo celebre nei tempi andati, da cui il canale prese il nome di sinus Rhizonicus. Risano fu ricordato da Plinio Lib. 3. cap. 22 Rhizinium oppidum civium Romanorum. Gli abitanti sono di rito greco, vantano sangue romano e pretendono che la loro foggia di vestimenti, sia il costume militare degli antichi romani, dei quali conservano la fierezza ed intrepidezza.

I presentati s’inchinarono al re, e festeggiarono l’augusta sua presenza con un ballo nazionale tutto loro proprio. Questo ballo differiva dal primo, dal formar circolo fra loro movibile all’intorno; 4 danzatori che trovavansi nel mezzo, tenevansi riuniti mediante un fazzoletto bianco, che colle mani passavano sulle spalle del vicino compagno. Facevano cosi girando attorno certo passo di danza particolare, che aveva del moto oscillatorio e cantavano le loro canzoni nazionali a due voci, inclinando la testa sul finire del canto d’ogni coppia dalla parte che giravano cioè, alla sinistra verso la spalla del vicino, intendendo forse con ciò, di dar maggior energia alla voce che in quel momento la tenevano più allungata, oppure rendeva attenta della sua tornata la coppia vicina. Il canto cominciava da una parte del circolo, e ripetuto veniva uguale da tutti gli altri all’intorno; così seguiva di mano in mano sino alla fine: quattro danzatori rinchiusi nel circolo, facevano le carole pressoché uguali a quelle dei primi; le loro canzoni avevano delle rimembranze eroiche. La musica del canto di genere uniforme, non era la piu squisita per allettare continuamente l’orecchio" (pp. 74-75).