Ragusa
"Il dì 29 Maggio partì il Bastimento a vapore alle ore 4 del mattino per Gravosa. Arrivò in quel porto alle ore dieci ed un quarto. Nell’entrare venne salutato con diversi colpi di cannone dall’imp. reg. guardaporto colà stazionato. Gravosa è il porto più comodo e più sicuro di Ragusa, quantunque si trovi un miglio locale distante dalla città, situato al nord della stessa. Qui frequenti navigli di gran cabotaggio fanno sosta. […]. In certa distanza si vedevano le autorità di Ragusa avanzarsi lentamente per presentarsi al re e fargli omaggio. Le stesse erano a piedi, giacché in Ragusa mancano le carozze e cavalli da tiro. […]. Cresceva di mano in mano la moltitudine, quando eccoci in città. Il vescovo, monsig. Antonio Giuriceo imp. reg. consigliere di governo, stava attendendo alla soglia del suo palazzo dinnanzi al quale si doveva passare; si unì alla calca e via seguendo si avvicinò al corteggio informandosi qual fosse il re. Arrivossi con sì accresciuta comitiva alla chiesa cattedrale, ove tenute le solite preci sopra apposito inginocchiatojo, gli venne fatto vedere tutto ciò che la stessa conteneva d’interessante, cioè pitture di eccellente penello e soprattutto il ricco reliquiario, celebre per la quantità e qualità delle reliquie. Dalla chiesa cattedrale venne accompagnato all’ex-palazzo governiale, ora del capitano di circolo, ove fu complimentato da monsignor vescovo, e dall’imp. reg. guarnigione.
Intanto il capitano circolare sig. barone di Schaller imp. reg. consigliere di governo, aveva unito per presentare a S. M. tutto quello che poteva dar contezza della città e suo circolo, descrizioni, disegni geografici, costumi e varie foggie di vestire di que’ nazionali, il tutto lavorato con gusto e scienza. Non neglesse persino gli oggetti di storia naturale che sono a trovarsi in que’ dintorni, riuniti in un catalogo per cura del bravo naturalista sig. Neumayer che là viveva. Il re di là passò a vedere qualche altra chiesa, indi fuori della porta Plocce il lazzaretto, ove vien tenuto tre volte per settimana Bazzaro (mercato) coi turchi, coi debiti riguardi contumaciali; la carovana de’ quali si raduna a Bergato, luogo di confine, distante un’ora e più da Ragusa, da dove viene da un distaccamento militare accompagnata, facendole fare la sera il ritorno. Dal lazzaretto passò a vedere i forti, che dalla parte di mare attorniano la città, gli acquedotti che conducono le acque attraversando gli stessi forti, in seguito il gran convento dei Gesuiti convertito in ospitale militare, ed altre cose memorabili" (pp. 61-63).
"Giunti sull’alti-piano [di Bergato], altezza di circa 1300 a 1400 piedi sul livello del mare, la temperatura non più si soffocante, lasciava meglio godere quella libera isolata ampiezza, giacché dall’alto scorgevansi i d’intorni di Bergato, il villaggio dello stesso nome, che subito alla vista si ci affacciava, più lontano, la bella vallata di Brenno fornita di molti fabbricati campestri tutti allegri e di buon gusto, ubertose campagne villeggiature una volta dei nobili ragusei. In levante sul territorio turco in poca distanza un forte ottomano denominato Zarina, che serve a dare asilo e proteggere le carovane turche, che vengono al Bazzaro di Ragusa come prima dicevamo; castello sorvegliato da un capo o comandante e da un sottocapo o suo ajutante. Quì il re prese a disegno il predetto castello coi monti, sterili di pertinenza turca che gli soprastanno. Bramava egli stesso d’avvicinarsi un pò più a quel forte, onde meglio vedere le forme e possibilmente gli usi, quando il rigor sanitario non glielo avesse impedito.
Un giovine ufficiale austriaco d’ispezione al così detto Rastello, estremo punto di guardia sanitaria sul confine, venne incontro offrendosi gentilmente di dare schiarimenti al re, conducendolo perciò sopra una collinetta, punto più eminente di quel luogo, su cui è posto il corpo di guardia; colà presentossi il deputato sanitario sig. Stefano Cunicich fregiato della piccola medaglia d’oro d’onore, e mentre l’ufficiale conduceva il re sull’alto della prefata collinetta additandogli i vicini d’intorni, si vidde giungere verso noi dal suolo turco dalla direzione del castello anzidetto, due uomini ed un fanciullo di 12 in 15 anni; il maggior de’ quali vecchio, colla barba bianca argentina, ben pulito, con pipa in bocca; era il comandante del forte vicino. Questi avvicinato al Rastello salutò il deputato Cunicich e veduto esservi gente, voltava i passi per tornarsene addietro. La sua venuta colà pareva a null’altro che per acquistarsi mezzi di vitto. Il re bramò che si fermasse per vederlo più da vicino. Il deputato allora lo trattenne, ed avvicinato lo avvertì, che trovavasi fra noi S. M. il re di Sassonia; chiese subito in lingua slava quale fosse tra questi, trovandosi seco lui il colonnello di Mandelsloh ed io; additatogli, fece un grave rispettoso inchino, colle braccia incrocciate sul petto; prese di poi un sasso dalla via, lo portò in disparte presso un muretto rustico, sopra si assise e messi i piedi l’uno sull’alto in croce, fumando con somma indifferenza la pipa. […]. Il nome di questo comandante era: Salì Agà Cacich, e si diceva parente in qualche distanza del Bascià. Il suo ajutante poi figlio del comandante d’altro forte, chiamavasi Mola Sulliò Fettaigich" (pp. 64-65).
"Del resto la città di Ragusa (Ragusium, d’alcuni anche Epidaurus) non è molto grande, bensì monda, con case ben fabbricate sul gusto italiano, contrade anguste, tranne quella che percorre la città dal nord al sud. La sua popolazione è di circa 4600 abitanti. È posta appié del monte Sergio, qual s’innalza 1400 piedi viennesi circa sul livello del mare, sopra una piccola penisola che forma due porti. È sede d’un vescovo; ha un comando militare di brigata e fortezza; un tribunale di prima istanza; una camera di commercio ecc. L’ex-palazzo governiale, la cattedrale ed alcune altre chiese, sono gli edifici più notabili. Trovasi circondata da grosse mura con bastioni, torri e due porte. Vi è una chiesa greca, dei conventi, una scuola normale, un ginnasio, uno spedale, uno stabilimento sanitario vicino al porto ed un lazzaretto. Il suolo di Ragusa offre generalmente parlando, un terreno calcare nudo e pietroso, le valli però molto ben coltivate, il di cui terreno col beneficio del suo dolce clima, pare proprio ad ogni sorte di coltura. È scarso da legna da fuoco e da costruzione. La coltivazione degli ulivi sembra offrire il ramo d’industria più importante. Il commercio dell’olio è vivissimo, la bontà del quale non la cede a quello di Genova e Lucca. Ben curata v’è anche la vite" (pp. 67-68).