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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Sabbioncello

"Da Curzola il piroscafo passò ad Orebich, villaggio di circa 3oo abitanti, posto alla falde della montuosa penisola di Sabbioncello, l’Hyllis degli antichi, attraversando lo stretto canale; partì all’ore 5 pomeridiane ed arrivò alle 6. Il deputato sanitario è l’unica autorità che abita il piccolo luogo di Orebich. Unissi poscia allo stesso il pretore di quel paese, che abitava in altro villaggio forse più popolato o centrale, dessi complimentarono S. M. su questa penisola. Le poche case di Orebich sono disposte tutte, lungo la riva del mare: hanno sul dinnanzi un piccolo orticello, dietro le loro campagne che innalzansi formando il piede del monte. La parte più elevata della montagna è tutta alpestre e sterile. Nell’orticello testé menzionato, oltre alcune piante da cucina coltivano tutti indistintamente dei scelti fiori, come p. e. delle bellissime rose, garofani sceltissimi, tanto per colori che per grandezza, dei Cheiranthus doppj e a più colori e via discorrendo. In molti trovasi eziandio il dattero, il melarancio, più comune il cedro; piante che ivi riescono tutte a maraviglia.

Le donne coltivano per lo più le proprie campagne; l’uomo si dedica al mare ed abbandona sfidando l’onde i suoi abituri. La donna si distingue fra tutte di quelle contrade per il suo modo particolare di vestire; ha miglior cura di se stessa e non poca ambizione del bizzarro suo costume, quantunque non sia il più elegante. La pompa principale sta nel cappello che sempre tiene in testa, guernito di fiori, di piume costose, nastri ed altro. La forma del cappello è neppure scelta, ma piuttosto informe e senza gusto; il complesso tuttavia è lusinghiero non dispiacente, ciò è dovuto alla rarità della cosa, e soprattutto alla pulitezza, che infatti dir si deve, curano.

Tre giovani scelte vestite in costume vennero presentate al re, fra queste eravene una di lutto, un’altra di mezzo lutto. Pare, che anche il lutto in queste contrade abbia le sue gradazioni o moda distinta. Una donna vecchia, di natura schietta come lo sono ivi tutte, con tuono franco ma modesto, due ragazzine di circa 6 anni per mano, vestite garbatamente, chiese di presentarsi al re, e ciò a solo fine di far prostrare a piedi di S. M. le due bambine, onde si ricordassero e recassero ai tardi posteri, che il loro piccolo paese ebbe la fortuna d’accogliere una persona reale, quale Federico Augusto re di Sassonia. La buona vecchia tutta esultante per tal grazia, implorava in lingua slava, giacché altre non ne sapeva, mille benedizioni dal cielo sulla augusta persona, per aver felicitato quel suo paese, ed ottenuto il favore di presentarsi alla sua presenza colle due bambine.

La stessa vecchia nel colmo del suo trasporto si fece ardita di supplicare, che il re si degnasse visitare la sua casa del tutto vicina, e renderla per tal modo sempre fortunata. A modi cotanto discreti e supplicanti di persona così semplice e di ottimo cuore, il re condiscese, ed andò accompagnato dal suo seguito. La casa infatti era vicina, d’un solo piano come tutte le altre, con orto sul davanti, fornito oltre a’ scelti fiori, di palme e cedri; l’abitazione semplice, tenuta con decenza e pulitezza. Esibì ella allora rinfreschi aciduli d’agrumi, che staccava al momento dagli alberi, che stavanci dinnanzi, e pareva una delle famiglie le più benestanti del villaggio. Lasciata la casa di questa buona donna, il re si diede ad una escursione, salendo pel pendio del monte che soprastava, conosciuto col nome di monte delle vipere.

Rari, anzi rarissimi erano a vedersi gli uomini in quel luogo, toltone qualche vecchio, giacché tutti come diceva, si danno al mare; la più parte erano donne, donne quelle che incontravansi in campagna e coltivavano i campi. La coltura campestre con tutto ciò non era negletta, poiché vedevasi rigogliosa la vite, netto e ben culto l’ulivo, le messi monde e ben tenute, insomma alla nettezza e polizia dei loro rustici abituri e del vestire, corrispondeva del pari la coltura delle loro campagne, quantunque il suolo non sembrava uno dei migliori" (pp. 56-58).