Lesina
"Il dì 27 partì il piroscafo da Spalato per l’isola di Lesina alle ore 5 e 15 minuti, ove arrivò alle ore otto e mezza, in modo che mise nel tragitto 3 ore e 15 minuti. A Lesina come altrove le autorità locali presentarono i loro omaggi al re accompagnandolo subito alla chiesa. Quivi ascoltò la messa, che pronto il sacerdote si mise ufficiarla, indi si diede a percorrere l’isola in più direzioni.
Trovammo quell’isola più e meno montagnosa, la parte più elevata ignuda e sterile, l’inferiore fornita di vallate con boschi, pascoli e campi ben lavorati e floridi. Su di essa cresce abbondante l’Agave americana. Alcuni di quegli abitanti cingono con l’Agave i loro poderi. Questa dà un aspetto maraviglioso al forastiere ed allo stesso tempo densa sicura siepe anche per gli animali, colle sue foglie fornite all’estremità di lunghe acute spine ed ai margini corte uncinate. […]. L’economia domestica e le arti trar potrebbero non pochi vantaggi da questa pianta, imperciocché oltre di servire come dicemmo di siepe per cignere orti e campagne, talché lo fanno i selvaggi in America (oggidì anche in Ispagna ed in Italia), preparano gli stessi selvaggi dal succo di questa pianta una bevanda vinosa, dell’aceto, del miele e dello zucchero. Colle foglie servonsi per coprire capanne, tuguri ed altro, e pajono in ciò idonee per la loro scannellatura che hanno, somigliante i coppi che servono ai tetti delle nostre case. Il tronco fa servigio di travi, travicelli ed altro nella costruzione dei loro abituri. Le fibre delle foglie gli danno filo da cucire, e la spina terminale presta servigio di ago o di lesina, come pure di chiodi e frecce. Fanno altresì dalle stesse fibre e corde, e capestri, e cingoli ed altri cordigli. La parte carnosa delle foglie fresche, serve loro cotta di cibo, che dicono delicato, e più squisito se prima seppelliti vengono qualche tempo sotto terra. C. Clus. plant. rar. hist. Antverp. p. CLX. et CLXI" (pp. 47-49).
"Il miele abbonda su quest’isola, desso ha la bianchezza dello zucchero ed un sapore grato suo proprio, che ricorda in distanza il rosmarino; ond’è, che gli indigeni gli danno il nome di miele di rosmarino. Tutta l’isola del resto è coperta della pianta Rosmarinus Officinalis, che olezza ed impregna l’aura del suo aroma. Qui il farmacista destilla dalle sommità fiorite di questa pianta la così detta Acqua della regina, corrispondente allo Spiritus Rosmarini, sive Aqua Reginae Hungariae dei nostri Dispensatorii, che vien messa in commercio in fiaschette piccole lunghe, per uso medico e cosmetico. L’olio etereo, viene pure destinato quivi in abbondanza, conosciuto sotto il nome di Quintessenza, ossia Oleum Rosmarini aethereum. Oltre il rosmarino cresce pure frequente la carobba (Ceratonia Siliqua), che al nitido delle sue foglie coriacee sempre verdi, ai lunghi suoi frutti pendenti, fanno un’effetto maraviglioso all’occhio del forastiere, che per la prima volta visita queste contrade. […]. L’Arancio, ed il Cedro vivon bene allo scoperto, ed arrivan in un clima così dolce a bellissimo albero. La palma (Phoenix dactylifera), cresce pure vigorosa in pien terreno e vi porta frutta mature. La pianta del Fico (Ficus Carica) incontravasi abbondante in quelle campagne, i frutti della quale sono stimati pel loro ottimo sapore, e disseccati ne fanno traffico come quelli del Levante.
La città di Lesina conta 1800 abitanti, non offre d’altronde che la bellezza della sua posizione, avendo le case disposte a guisa d’anfiteatro. La sua piazza è situata sul piano d’una valle ristretta; il duomo fabbricato in istile italiano semplice; è sede d’un vescovo, e capo luogo di pretura. Il suo porto poi spazioso, profondo; diffeso da rocce e cinto da buona muraglia. L’isola vien denominata dai latini Pharia" (pp. 50-51).