Ossero
"La direzione del piroscafo fu direttamente ad Ossero, attraversando tranquillamente il Quarnero, sebbene questo tratto di mare sia spesso temuto. Le acque del Quarnero segnano l’ultimo confine dell’Italia. Ad un’ora e 10 minuti pomeridiana [23 maggio 1838] arrivossi felicemente in quel porto. Stupefatta fu la gente di quel paese all’arrivo colà del piroscafo, e più ancora per trovarsi a bordo personaggio da altissimo rango conosciuto dal regio vessillo sassone inalberato. Scarso è qui il numero degli abitanti, pure tutti si radunarono sullo stretto passaggio della Cavanella, punto che riunisce con un semplice ponte mobile l’isola di Cherso con quella d’Ossero, esprimenti lieta brama a sortirne di sorpresa. […].
Il re scese a terra col consigliere intimo di Minkwitz, il colonnello ajutante ed io; procurata una guida si ascese il monte. La salita fu al principio discreta, toltone un tratto di bosco, che aveva un sentiero molto sassoso. […]. L’amenità della vista, che di tanto in tanto andavasi guadagnando e la comparsa di bellissime piante fiorite, allettavano l’animo nostro coi variopinti colori, ed il piacevole olezzo ci faceva dimenticare l’asprezza. Dopo un’ora e tre quarti, si arrivò alla sommità e propriamente al punto del segnale trigonometrico. Il primo ad arrivarvi fu il re, che superava tutti per una particolar leggerezza ed agilità nell’ascendere, senza dimostrar la menoma fatica. Si diede subito alla ricerca di piante, e ad osservare le vedute lontane in quella pura e limpida atmosfera, ove l’occhio godeva dal sud all’ovest il bell’orizzonte al mare, e la catena delle alpi Carniche che seguiva dalla parte meridionale parallela a quella delle alpi Noriche attaccandosi al nord coll’ultima; limitava con ciò lo spazio all’occhio stesso al di quà del versante tra il Veneto, la Carinzia e la Carniola, e tracciava un’elevata muraglia, distinta pure dalla bianchezza della neve, che su quelle giogaje a tratti si rendeva ostensibile.
Tanto il monte d’Ossero che il Monte-maggiore sono visibili specialmente dal mare, à grandi distanze. Il consigliere dì Minkwitz volle un ricordo di quella montagna, e lo fu in un petrefatto che distaccai con cura dalla massa sassosa ove aderiva. Lo stesso fu un’Ipurite. La massa componente l’ossatura di quelle montagne col corso che seguiva era calcare juratica, ed i suoi petrefatti non differivano da quelli che incontransi presso Trieste" (pp. 27-28).
"Ossero è una piccola città cinta di mura, fornita di una bellissima chiesa, una volta cattedrale, ora parrocchia soltanto. Ha un dipinto all’altar maggiore di Paolo Veronese. Il suo aspetto è piuttosto infelice a motivo dell’aria poco salubre, che si vuole cagionata dalla vicinanza del monte, che colla sua eminenza impedisce la ventilazione dell’aria, o corso dei venti. L’isola di Ossero è divisa da quella di Cherso da un canale strettissimo, impraticabile dai grossi bastimenti; le due isole sono congiunte mediante un ponte mobile nominato la Cavanella, come prima menzionammo. Si vuole la città d Ossero antichissima: dicesi, che quivi nel 1230 — avanti G. C. — fu ucciso Absirto da Medea sua sorella, per cui chiamossi unitamente a Cherso Absyrtos, ossia isole Absirti — ed Ossero Apsoros e d’alcuni anche Auxerum ed Auxeros" (p. 30).