Cherso
“L’altra parte dell’Isola detta Cherso fu dagli antichi chiamata Crepsa, e Crexa, e da’ moderni si appella Chersum, o Chersium. Il suo circuito stendesi intorno a 150. miglia, onde è maggiore della testè descritta. Gode aria salubre, e quantunque montuosa in ogni lato e piena di dirupi, tuttavia non ha alcun monte di nome. […]. Le Lane, che si traggono dalle numerose sue pecore, s’impiegano ne’ lavori di Rascie, e d’altre manifatture. Produce Vino, ed Olio abbondevolmente e in tanta copia, che senza molestia degli abitanti se ne manda spesso ne’ vicini luoghi. Anche il Miele non manca, e d’ottima qualità. Ma di biade, appena può avere il bisogno per quattro mesi dell’anno. La sua città, che dà il nome di Cherso a questa parte, è posta quasi nel mezzo, di figura pentagona; è al piano presso che tutta, innalzandosi sul pendìo di certi dirupi soltanto alcun poco verso Tramontana. È cinta di buone mura e torri al modo antico. Ha un picciol porto; ma tutto il tratto, che da essa è occupato, non istendesi oltre ad un miglio. […]. Tutti i suoi abitatori ascendono a 2500. Il porto Camiscia è il migliore di molti altri, che si ritrovano lungo le sue spiaggie. Ha molti Villaggi, e venne insieme con Ossero alla divozione della Veneta Repubblica circa l’anno 1410. Ambedue son rette da un Patrizio con titolo di Conte e Capitano” (pp. 395-396).