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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Ragusa

“Lo Stato della Repubblica di Ragusi, quantunque di picciola estensione, è composto di Terra-Ferma o piuttosto Littorale, e di olquante Isolette. Giace esso verso al confine Orientale della Dalmazia, e va a terminare colla Veneta Albania; avendo per limite a Ponente il Ducato di SSaba, a Tramontana il paese detto Kelmo, a Levante il Territorio di Castel-Nuovo, e a Mezzo-giorno il Golfo di Venezia. La sua lunghezza, pigliandolo lungo la costa, può essere di 60. miglia circa, e la larghezza di 10., o 12. Tutto il paese è bene coltivato, in parte montuoso e in parte piano; ma fertile e ameno a vedersi; somministrando pregiati e gagliardi vini, frutta d’ogni sorta, ed olio, che sono i suoi principali prodotti. La città, e i suoi luoghi principali sono 1. Ragusi. 2. Sabioncello. 3. Stagno. 4. l’Isola di Meleda. 5. e quella di Lagosta.

Ragusi, anticamente Epidaurum, giace sopra un seno di mare formato da una lingua di terra, e dalla vicina spiaggia, non molto lungi dal confine del suo Stato verso quella parte, che va a terminare col territorio di Castel-Nuovo. È essa fabbricata in parte su la spiaggia, e in parte sovra una vicina eminenza, ove vi è ancora un Forte con qualche difesa all’uso moderno. […]. Sotto le mura stendesi il borgo di qualche importanza; ma tutta la sua popolazione non eccede le cinque mila anime, siccome le sue mura non oltrepassano le due miglia di giro. Ben fabbricate per altro sono le sue abitazioni, e quelle in particolare, che circondano la sua Piazza, ch’è di figura bislunga, tutte innalzate modernamente dopo l’orribil tremuoto, e il susseguente incendio, che nel passato secolo l’anno 1667. distrussero quasi interamente la città. È una buona fabbrica anche il pubblico Palagio, ove risiedono i Magistrati, e il principal Capo del Governo, che chiamasi Rettore; e migliore ancora e più magnifica si è la Cattedrale dedicata a S. Biagio Vescovo di Sebaste particolar protettore della città, e dello Stato. Risiede vicino a questa il suo Arcivescovo, che ha sotto di sè un buon Capitolo di Canonici, e gode non picciola rendita. Il governo di tutto lo Stato dipende da due Consigli, uno detto Maggiore, l’altro Minore, ma entrambi composti di soli Nobili, che sono i soli Signori, e padroni. Del numero di questi si elegge il Rettore, e dura un mese; nelle pubbliche funzioni porta una veste Ducale di color vermiglio, e risiede per quello spazio nel pubblico Palagio. Il rimanente de’ Nobili vestono di nero con lunghe vesti o mantelli, che lor giungono fino a’ piedi, ed è cosa degna di osservazione, che professando essi soli la nobil arte di patrocinare le cause lo fanno senza alcuna ricompensa, anzi vanno in traccia di chi ne abbisogna, e si recano a pregio (e ben giustamente) il difendere senza mercede i loro clienti. Evvi anche in Ragusi la pubblica Cecca, donde escono Monete di varie specie; ma in particolare le grosse sono coll’impronto di Principi forestieri. Le minute portano il nome e l’immagine di S. Biagio, e ne sono alcune d’argento tanto leggiere e sottili, che galleggiano sovra l’acqua o altro liquore sovra cui si pongano. 

La lingua delle persone colte è l’Italiana, e più precisamente quella che parlasi negli Stati aggiacenti della Veneta Repubblica. Il minuto popolo parla la Schiavona; ma tutti in generale intendono l’una e l’altra. Gli Uffizj Divini si fanno tuttavia in latino. Molte belle Chiese adornano la città, ch’è posta in ottimo clima, e gode aere sereno e salubre. Vi sono i Gesuiti, i Francescani, e molti Monisterj di donne. I primi hanno cura dell’educazione della Gioventù, e da non molti anni ci hanno di tal modo introdotto il buon latte delle Arti e della Scienze, che di presente si veggono quivi felicemente cresciute e largamente diffuse.

L’indole de’ suoi abitatori, particolarmente del popolo, ritiene alquanto di feroce e di marziale, tuttavia può dirsi in generale, che sia ugualmente inclinata e ben disposta all’arme ed alle lettere, al traffico, e alla navigazione: pregj, che di rado si ritrovano uniti in una picciola e non molto numerosa nazione” (pp. 372-375).