Viaggio di Francesco Grassetto da Lonigo lungo le coste dalmate greco-venete ed italiche nell'anno MDXI e seguenti
Il sacerdote vicentino salpa da Venezia il 20 maggio 1511 su una galea veneta guidata dal sopracomito Marco Bragadino di Giovanni Alvise. È probabilmente come cappellano stipendiato che da lì navigherà durante i successivi tre anni nelle acque del Mediterraneo, scrivendo a bordo le memorie di viaggio. Queste ultime sono testimonianza del periodo d'incertezza per Venezia e le sue navi provocato dalle guerre d'Italia e, al tempo stesso, dai corsari turchi con i quali non di rado capita alla galea "d'azzuffarsi". L'autore non specifica lo scopo della navigazione, solo ci lascia sapere che gli ordini per gli spostamenti provengono talvolta da Roma, dalla quale riceve anche sussidi e, inoltre, che la galea si reca a Savona per unirsi all'armata nell'assedio di Ventimiglia.
La "galia bastarda" tocca la Dalmazia nei primi due mesi, con le accennate tappe di Zara, Lissa, Lesina, Curzola, lo scoglio di Santa Maria presso Meleda, sfiorando quindi Ragusa, Cattaro e Castelnuovo. Giunge a Dulcigno, poi Durazzo, Valona; prosegue per Corfù, Zante, Cefalonia, Candia (Creta), Rodi, Cipro, fino alle coste italiane di Puglia, Calabria, Sicilia, della Terra del Lavoro e della riviera romana, della Toscana e della Repubblica di Genova. Il curatore dell'edizione a stampa definisce il libro del Grassetto come "un giornale di bordo illustrato, scritto per conto proprio e forse per ricordare più tardi le sue avventure" (p. 4).
Note:
Il presente volume è la riproduzione a stampa del manoscritto – mancante di qualche foglio e della fine – conservato presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana sotto la denominazione di Navigation facta per mi: viaggio sulle coste dalmate, greco-venete e italiche (cc. 155; mm 160x100). Nel 1886 Antonio Ceruti, con il patrocinio della Regia Deputazione veneta di storia patria, ne curò l'edizione completa e fedele all'originale nella lingua, contrapponendola ad una prima edizione del 1837. Quest'ultima, infatti, era stata pubblicata in sunto e con un italiano riadattato da Giovanni da Schio, scopritore del manoscritto, nella raccolta di Viaggi vicentini inediti compendiati (Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1837).