Zara
"Zara ci si è presentata verso le 8 antimeridiane [...]. Sembra davvero che al nostro bordo vi sieno passeggieri forniti di ben estesa parentela nella capitale della Dalmazia; dimodochè, appena siamo in comunicazione con la terra, uno stuolo di signore vecchie e giovani, tenendo per mano ragazzi d'ambo i sessi, prendono come d'assalto la coperta e si gettano nelle braccia d'uomini, i quali, (ad esaminarli coscienziosamente), non si crederebbero davvero capaci d'inspirare sì vivee pubbliche dimostrazioni di affetto. Riuscitomi intanto di scivolare fra questi gruppi commossi e loquaci, scendo a riva: e per una porta, sul frontone della quale sta scolpito il Leone di San Marco, penetro in città. Zara, costruita sopra un'isola, era in addietro in comunicazione con la costa mediante un ponte levatoio oggi distrutto, e sostituito da larga strada che procura un facile accesso (p.18). La porta di terra è monumentale; fu costruita sul disegno del bastamente noto ingegnere veneto San Micheli [...]. Porte pressochè uguali si vedono a Verona e ad Udine. [...] Zara, città capitale della Dalmazia, è ancora la più vasta: conta una popolazione di circa diecimila abitanti, e questi per la maggior parte italiani. Quell'insieme di uomini e di donne vestiti in singolar costume che si aggruppano spesso per le vie, pei mercati e sugli scali della marina, sono Morlacchi, ovvero Slavi, abitatori delle vicine contrade; i quali, per i frequenti rapporti con i cittadini, hanno finito per impararne la lingua. La cattedrale è vasta ma non pregievole per stili e per ornati, e parmi costruzione del 1300: altri monumenti non vi esistono, fuorchè gli avanzi di un antico acquedotto e di un tempio romano (p.19). Il giardino pubblico, creato sulle mura diroccate, è grazioso, elegante, ben tracciato e meglio vestito di grosse piante. A mezzogiorno i fischi della macchina e i tocchi della campana, che compongono la poca armoniosa orchestra di bordo, ci richiamano sul bastimento e prendiamo il largo in direzione di Sebenico. Getto uno sguardo sopra nuove figure ultimamente venute, e ritrovo in molte il costume nazionale morlacco o schiavone: gli uomini sono grandi e belli; il petto hanno coperto di grossi bottoni d'argento in forma sferica, e fascia loro i piedi un misto di cenci e di corda che somiglia non poco alle ciocie di quella brava gente, la quale consuma tutto il giorno gli scalini della Trinità dei Monti a Roma. Le donne poi sono ricche di ornamenti d'oro e d'argento di un disegno assai originale (p. 20)".