IT | EN

Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Macarsca

"CARROZZ. PER MACARSCA A COSIZZA km. 77.5. È notevolm. più lunga di quella più diretta descritta e incontra più lunghe salite e un passo a maggiore altezza, ma assai più interess. per bellezza e varietà di panorami di mare e di monti. — Dal bivio si prende a d., lasciando la Céttina e s'incomincia a salire (qualche svolta e curva pericolosa) i fianchi del Biocovo; dal passo, a km. 14.5 dal bivio (57.2 da Spálato) e alla modesta altezza di m. 260 si rivede il mare; si dicende in serpentine  (fare attenzione), si traversa in basso la bella pineta di Brela, si vede in un prato il pino secolare del B. Bianković; si va presso il mare, con belle viste (particolarm. notevoli dai punti più elevati, m. 109 e 77 del percorso) sul mare e le isole di Brazza e di Lésina; si tocca Bestónio, punto d'approdo di piroscafi; dopo una svolta della strada appare in basso, sulla riva del suo porticciuolo, Macarsca, a km. 34.5 (77.2) m. 3" (p. 187).

"Segue il Porto di Macarsca, riconoscibile per le ripide rosse pareti della penisoletta S. Pietro, su cui è un faro, per gli edifici del paese e per i conventi di S. Croce e di Rastozza. Si trova quasi esattam. di contro al capo delle Planche, estremità E dell'isola di Brazza, che dista 10 km. Nel porto possono ormeggiare nevi piccole e di media grandezza. Nella riva NE sorge Macarsca, ab. 11.685 (Alb.: Osejava, 80 l. da 25-40 d., pens. 75-85; Central, 36 l. da 20-25 d., pens. 65). […].

Nella piazza, la Cattedrale (S. Marco), con campanile a bifore e cuspidato, la storica cisterna, e una bella statua di bronzo su base marmorea di And. Kačić-Miošić da Brist, frate francescano e poeta latino, italiano e slavo del '600, opera dello scultore dalmata Ivan Rendić (1891). Degno di visita, all'estremità S del paese, il convento francescano di S. Croce, per il chiostro e con ricco archivio e antichità. Il campanile è decorato agli angoli da teste di Turchi di pietra. È interess. il fatto che a Macarsca e nella vicina regione già al princ. dell'800 si attribuiva l'infezione malarica all'inoculaz. delle zanzare" (p. 152).